AGOSTO 2013 Roberto Saviano Zero Zero Zero

notizia pubblica il 11/08/2013 - ultimo aggiornamento del 11/08/2013

CASA CULTURALE DI SAN MINIATO BASSO

 

WWW. CASACULTURALE –   (Sezione lettura)

 

AGOSTO   2013

Roberto SAVIANO :

ZeroZeroZero

Considerazioni e frasi significative di questo libro sconvolgente

LA LEZIONE DEL GRAN CAPO

A New York un ragazzo registra la lezione ai picciotti di un uomo d’onore che è venuto negli Stati Uniti dopo aver vissuto molto tempo in Canada. Parla una lingua spuria, italiano misto a inglese e spagnolo, a volte usa anche il dialetto.

“Chi comanda lo fa e basta. Oppure può dire che invece comanda per il bene, per la giustizia, per la libertà. Ma queste sono cose da fimmine, lasciamole ai ricchi, agli idioti.

Chi comanda, comanda. Punto e basta.

Le Regole dell’Organizzazione sono le regole della vita.

Le Leggi dello Stato sono le regole di una parte che vuole fottere l’altra.

E nui nun cci facimo futte e nessuno.

Se pensi che ti devi salvare o che puoi farcela senza carcere, senza scappare, senza nasconderti, allora è meglio chiarire subito: non sei un uomo. E se non siete uomini, uscite subito da questa stanza e non ci sperate nemmeno, ca cchiu diventati uamini, mai e poi mai sarete uomini d’onore.

Le Leggi sono per i codardi.

Le Regole sono per gli uomini. 

Le Regole d’onore non ti dicono come si comanda. Cosa devi fare per gestire gente, soldi, potere. Le Regole d’onore non ti dicono come fare se vuoi comandare, se vuoi fottere chi ti sta sopra, se non vuoi farti fottere da chi sta sotto. Le Regole d’onore non serve spiegarle. Sono e basta. Si sono fatte da sole sul sangue e nel sangue di ogni uomo d’onore. Siete uamini se dentro di voi sapete qual è il vostro destino.

U povaru cristu striscia per stare comodo.

Gli uomini d’onore sanno che ogni cosa muore, che ogni cosa passa, che nulla resta. I giornalisti iniziano con la voglia di cambiare il mondo e finiscono con la voglia di diventare direttori. E’ più facile condizionarli che corromperli.

Ognuno vale solo per sé e per l’Onorata Società. E l’Onorata Società ti dice che conti solo se comandi.

La differenza fra un uomo qualunque e un uomo d’onore è che l’uomo d’onore  sa sempre cosa accade, l’uomo qualunque viene inculato dal caso , dalla sfortuna, dall’idiozia. Gli capitano cose. L’uomo d’onore invece sa che quelle cose accadono e prevede quando.

Tutti vogliono potere, pussy e money.

L’Onorata Società sa che puoi avere potere e dinero, ma sa che l’uomo che sa rinunciare a tutto è quello che decide della via di tutti.

La cocaina. La cocaina è questo : all you can see, you can ave it .

Senza cocaina non sei nessuno.

Con la cocaina puoi essere come vuoi.

Se tiri però cocaina ti fotti con la tue mani”

 

Mai dimenticare che le famiglie mafiose hanno sempre avuto regole molto severe sulla vendita della droga: mai ai propri membri e mai ai messicani.

 

L’ALTALENA FRA PAPAVERI E CEREALI

Don Arturo è un vecchissimo signore il quale racconta che un giorno arrivò nel suo paese in Messico un generale, scese da cavallo, e obbligò a raccolta tutti contadini che coltivavano i papaveri da oppio.

L’ordine fu imperativo: bruciare tutte le terre.

O accettavano o ci sarebbe stata la prigione.

Dieci anni. Tornare ai cereali era peggio che la galera ma dovevano lavorare la terra e fare cereali per campare le famiglie;  i contadini non risposero che abbassando gli occhi.

Arrivarono i soldati e scaricarono gasolio sulle terre, sui fiori, sulle mulattiere, sui sentieri che portavano da un latifondo all’altro. Le terre rosse di papaveri si macchiarono di un unguento denso e scuro. Secchiate che inzuppavano l’aria di un puzzo disgustoso. Secchiate e puzza.

Per vent’anni ci fu solo cenere, con rari e pochi cereali al posto dei bellissimi fiori di papavero !

Poi Arturo ricorda che dopo due decine d’anni venne un generale.

Un’altra volta.

Non con il cavallo ma con il fuoristrada.

Ordinò ai contadini di tornare al papavero.

Basta cereali. Di nuovo droga !

Gli Stati Uniti si stavano preparando alla guerra e prima dei cannoni, prima dei proiettili, prima dei tank, prima degli aerei e delle portaerei, prima delle divise e degli stivali, prima di tutto ci vuole la morfina.

Senza la morfina non si fa la guerra.

E così gli Stati Uniti che avevano bisogno di morfina per la guerra, chiesero al Messico di incrementare la produzione di oppio e costruirono addirittura tratti di ferrovia per agevolarne il trasporto.

Arturo e altri svegli come lui capirono subito che si poteva guadagnare qualcosa con la nuova situazione e proposero al generale con il fuoristrada di poter fare un po’ di contrabbando con l’oppio coltivato nei loro campi; il grosso sarebbe andato naturalmente allo Stato che lo avrebbe venduto all’esercito degli Stati Uniti.

La piccola dose di droga che loro si sarebbero trattenuta di contrabbando sarebbe andata agli yankee che avessero voglia di godere di oppio e morfina.

Il generale accettò in cambio di una percentuale seria e a una condizione ben precisa: “Lo porti tu l’oppio da là dal confine”.

 

CON LA COCAINA HAI L’ILLUSIONE DI POTER FARE QUALSIASI COSA

La coca non è l’eroina che ti rende uno zombie.

Non la canna, che ti rilassa  e ti inietta gli occhi di sangue.

La coca è la risposta esaustiva al bisogno più impellente dell’epoca attuale: l’assoluta assenza di limiti.

Con la coca puoi fare qualsiasi cosa.

Prima che ti faccia esplodere il cuore, prima che il cervello ti vada in pappa, prima che il cazzo ti si ammosci per sempre, prima che  lo stomaco diventi una piaga suppurosa, prima di tutto questo lavorerai di più, ti divertirai di più, scoperai di più.

E anche comunicherai di più, primo comandamento della vita moderna. Più comunichi più sei felice, più comunichi più te le godi, più vendi, vendi di più qualsiasi cosa.

Più. Sempre di più.

Ma il nostro corpo non funziona con i “più”. A un certo punto l’eccitazione deve placarsi e il fisico tornare ad uno stato di tranquillità.

E proprio qui interviene la cocaina, quando vuoi diventare instancabile.

La cocaina è la benzina dei corpi. E’ la vita che viene elevata al cubo.

Prima di consumarti e di distruggerti la vita in più che sembra averti regalato la pagherai con interessi da strozzino.

Forse, dopo. Ma dopo non conta nulla. Tutto è qui e ora. Non si torna indietro!

 

GUERRA PER IL PETROLIO BIANCO

Chi non conosce il Messico non può capire come funziona oggi la ricchezza su questo pianeta. Chi non conosce il Messico non capirà mai il destino delle democrazie trasfigurate dai flussi del narcotraffico. Bisogna sapere cosa succede qui, nel Messico, dove la guerra impazza ormai senza confini.

E’ la guerra delle polveri bianche che portano tanto denaro, talmente tanto da essere più pericoloso dei pozzi di petrolio.

Dove crescono i cereali, lì può nascere e fiorire il papavero.

L’unica condizione per raccolti magnifici è il clima: né troppo secco, né troppo umido, niente gelate, nessuna grandinata.

In Messico il clima è ottimo, la grandine quasi impossibile e si è vicini al mare. Nel suo territorio la droga offre il pieno impiego. Intere generazioni che si sono sfamate grazie alla droga : dai contadini ai politici, dai giovani ai vecchi, dai poliziotti ai nullafacenti. C’è bisogno di produrre, stoccare, trasportare, proteggere.

Tutti abili ed arruolati.

I “narcos” sono presenti in oltre ottanta città americane, con cellule soprattutto in Arizona, California, Texas, Chicago e New York.

Secondo la procura generale degli Stati Uniti, tra il 1990 e il 2008 il solo cartello dei Sinaloa  è stato responsabile dell’importazione e della distribuzione negli Stati Uniti di almeno duecento tonnellate di cocaina e grandi quantitativi anche di eroina.

Esiste da sempre una flotta di camion che collega Los Angeles alle città del Midwest ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette.

Ai loro committenti i “narcos” garantiscono carichi da due tonnellate al mese di coca ed eroina, dal confine del Messico fino alle sponde del lago Michigan.

 

   ALLA COCAINA SI AFFIANCANO I CRISTALLI DI METANFETAMINA

La cocaina, la droga principe, è uno strumento di dominio totale sui seicentootto chilometri di confine tra Messico ed Arizona.

Ma la cocaina costa non poco ed allora bisognava trovare qualcosa di meno impegnativo per i giovani.

Venne trovato il “bielo” , il cosiddetto “ghiaccio” , cristalli di metanfetamina.

Sei ed anche dodici ore dura l’effetto di questa droga per ragazzi, costa meno e rispetto alla coca ti consuma prima. 

E quando esageri con queste pasticche arriva l’effetto parassita : senti come dei  vermi sotto la pelle che si muovono, ti gratti a sangue come per aprire il corpo, per cacciare via quegli ospiti malefici.

Ma questo è l’effetto secondario di una droga che per il resto ha le stesse conseguenze della coca, solo estese e assolutamente peggiorate.

La richiesta non fa che crescere;  per produrre metanfetamine servono solo le giuste sostanze chimiche e laboratori clandestini.

Se si hanno buoni contatti sulla costa del Pacifico , far arrivare i carichi di “precursori” da Cina, Thailandia e Vietnam non è difficile.

L’affare è molto redditizio : investi un dollaro in materia prima, e ne ricavi dieci agli angoli delle strade.

 

TANTE, TROPPE, LE VITTIME DELLA DROGA

Il nuovo Ministro dell’Interno del Governo Pena Nieto, a metà febbraio 2013 ha dichiarato che sarebbero circa settantamila i morti della “narcoguerra messicana” nei sei anni di dominio di Felipe Calderon.

L’ultimo bollettino ufficiale pubblicato dal Governo messicano sulla narcoguerra è dell’11 gennaio 2012 e parla di 47.515 persone uccise dal dicembre 2006 al gennaio 2012.

Ciò che è peggio è che il numero dei morti è aumentato esponenzialmente in questi anni : nel 2007 i decessi legati al narcotraffico sono stati 2.826,  nel 2008sono saliti a 6.838,  nel 2009 sono arrivati a 9.614,  nel 2010 addirittura a 15.273.

 Ma la contabilità della morte è una scienza imprecisa in queste circostanze particolari; tantissime vite cancellate sfuggono sempre alle statistiche dei burocrati.

Quante sono precisamente le vittime trovate nelle “narcofosse” ?  Quanti corpi sono stati sciolti  nell’acido ?  Quanti cadaveri sono stati bruciati e sono scomparsi per sempre ?

 Durante i sei anni di guerra della droga nel periodo Calderon trentuno sindaci messicani sono stati uccisi. Le persone oneste ormai hanno paura di candidarsi, sanno che prima o poi i cartelli arriveranno e cercheranno di mettere al loro posto figure più gradite.

 

LA COCAINA COME BENE DI RIFUGIO SICURO

La cocaina è un bene anticiclico. Il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati.

Ci sono moltissimi angoli del mondo che vivono senza ospedali, senza web, senza acqua corrente. Ma non senza cola.

Dice l’ONU che nel 2009 (cioè in un solo anno !) se ne sono consumate ventuno tonnellate in Africa, quattordici in Asia, due in Oceania. Più di centouno in tutta l’America Latina e Caraibi.

Tutti la vogliono, tutti la consumano, tutti coloro che cominciano ad usarla ne hanno bisogno, difficilmente sapranno poi farne a meno.

Le spese sono minime, piazzarla è immediato, altissimo il margine di profitto.

Non c’è mediazione sulla coca. O tutto o nulla.

E tutto dura poco.

Non puoi fare traffico di cocaina con i sindacati fra i piedi ed i piani industriali, con aiuti dello Stato e norme impugnabili in tribunale.

Vinci se sei il più forte, il più furbo, il più organizzato, il più armato.

Nuove borghesie mafiose gestiscono oggi il traffico di coca.

Attraverso la distribuzione conquistano il territorio dove viene commerciata.

Da una parte abbiamo  i territori di produzione che diventano feudi dove non cresce più nulla se non povertà e violenza, territori che i gruppi mafiosi tengono sotto controllo elargendo carità ed elemosina che spacciano per diritti. Non deve esserci sviluppo in questi luoghi. Solo prebende. In questo modo si perpetua un unico modello di vita dove si coltiva la materia prima: lì la violenza è il solo veicolo e strumento di vita dei disperati.

Dall’altra parte della medaglia ci sono i paesi e le nazioni dove piazzare le proprie bandiere. Italia ? presenti.  Inghilterra ? presenti.  Russia ? presenti. Cina? presenti. Ovunque trovi chi ti può dare con certezza la droga che desideri.

Per le famiglie più forti  la coca funziona con la facilità di un bancomat !

C’è da comprare un centro commerciale ? Importi coca e dopo un mese ci sono i soldi per chiudere la transizione.

Devi influenzare campagne elettorali ? Importi coca e sei pronto nel giro di poche settimane.

La cocaina è la risposta universale al bisogno di liquidità.

L’economia della coca cresce a dismisura e arriva dovunque.

 

COSA E’ UN PUSHER

Il pusher non è quasi mai come lo si immagina. Sono signori che sanno come e dove vendere.

Non esiste un pusher per tutti.

C’è quello che vende per strada, messo a stipendio mensile e con una zona assegnata, che spaccia gli sconosciuti.

C’è il pusher che porta a domicilio, basta un sms.

Ci sono i pusher ragazzini, pusher per ogni tipo di cliente, pusher per signori e pusher per disperati, per studenti ricchi e per precari, per i timidi e per gli estroversi, per i distratti e per i paurosi.

Alla base della distribuzione c’è il dettagliante, quello alla stazione o all’angolo della strada. E’ come un distributore di benzina.

Spesso ha in bocca delle palline di coca avvolte in cellophane o nella carta stagnola. Se arrivano i poliziotti lui ingoia. Altri non rischiano che il cellophane si apra e lo stomaco a quel punto diventi una piaga di dolore, e tengono allora le palline in tasca.

Per semplice dato statistico si riporta ora quanto detto da Saviano a proposito del quantitativo di coca che “Libera” ha calcolato per l’anno 2004 :

la coca prodotta nel modo in quell’anno risulta corrispondere a 937 tonnellate, a cui vanno sottratte le tonnellate sequestrate (490) e consumate (450) nelle Americhe

Al risultato vanno sottratte 99 tonnellate sequestrate nel resto del mondo

Il risultato ? Un numero negativo di 102 tonnellate !

Ma la coca la sniffano – e tanto – anche gli europei. All’incirca 300  tonnellate.

Insomma, con questo calcolo semplicissimo, si vede che mancano all’appello 400 tonnellate di coca scomparse senza lasciare alcuna traccia.

E questo per un solo anno !

E sappiamo bene che dal 2004 il consumo è di molto aumentato, non diminuito !

La coca è diventata la “merce” per eccellenza in un momento in cui i mercati hanno cominciato ad essere dominati da titoli gonfi di vuoti numeri o da valori anch’essi immateriali come quelli spinti dalla “new economy”, che vendono comunicazioni ed immaginario.

La coca invece resta materia.

La coca usa l’immaginario, lo piega, lo invade, lo riempie di se stessa.

E ogni limite che sembrava invalicabile sta per cadere.

La nuova mutazione è già arrivata e si chiama cocaina liquida

La coca liquida può insinuarsi in qualsiasi oggetto cavo o impregnare qualsiasi materiale imbibibile, può fondersi con ogni bevanda e ogni prodotto di consistenza cremosa o liquida, quasi senza scarti di peso che la tradiscano.

In un litro d’acqua può essere disciolto e nascosto mezzo chilo di cocaina.

L’hanno trovata nello shampoo e nelle lozioni per il corpo, in bombolette di schiuma da barba, spray per lavare i vetri e per stirare, flaconi di pesticidi, soluzioni per lenti a contatto, sciroppo per la tosse.

 

GLI ZAR ALLA CONQUISTA DEL MONDO

La caduta del comunismo lasciò un abisso economico, morale e sociale che la Mafia fu pronta a riempire in Russia.

Generazioni di persone senza lavoro, senza soldi, alla fame spesso in senso letterale!  Le organizzazioni russe potevano arruolare manovalanza a legioni.

Poliziotti, militari, veterani della guerra afghana, ex membri del Kgb e funzionari del governo sovietico misero i loro conti bancari e i loro contanti al servizio delle attività del crimine organizzato, inclusi traffico di droga e di armi.

La transizione al capitalismo non si era munita di leggi né di infrastrutture adeguate.

Le fratellanze mafiose, invece, avevano soldi, agilità rapace, capacità di intimidazione: chi poteva contrastarle ?

I pesci piccoli non potevano che chinar la testa: tra gli estorsori c’era chi andava in giro con un paio di forbici e un dito mozzato: ”Se non paghi, lo faccio anche a te”.

L’Occidente coglieva solo qualche eco dei fatti e diceva che forse si trattava di violenza un poco esagerata;  per il resto il nostro mondo era distratto e illuso.

Con l’entrata in vigore di una nuova legge nel settore bancario, nuove banche spuntarono come funghi. Per i mafiosi non occorreva più corrompere i dirigenti dei vecchi istituti.

Con i soldi che non mancavano e qualche prestanome potevano aprire una banca, sistemandovi amici e parenti, inclusa gente da poco uscita da un carcere.

Infine ci fu il grande piano di privatizzazione che doveva dare a tutti i cittadini una quota di partecipazione delle imprese sovietiche, dai colossi energetici agli hotel di Mosca.

Il valore delle azioni distribuite era basso per chi denaro e potere già li aveva, enorme per chi non sapeva come procurarsi il necessario per sbarcare il lunario.

La povera gente rivendeva quei pezzi di carta a un prezzo inferiore al loro valore a chi poteva farne incetta, rafforzando così l’élite di manager e burocrati mafiosi.

Quello tra Mafija e Governo era un rapporto simbiotico che durò a lungo e che funzionava perfettamente : le bustarelle facevano comodo a tutti perché tutti avevano bisogno di soldi per sopravvivere. La Mafija era ovunque, La Mafija era diventata lo Stato.

Nel 1993 soltanto a Mosca ci furono millequattrocento omicidi  legati alla criminalità organizzata, oltre a un numero impressionante di rapimenti ed esplosioni.

Mosca fu paragonata alla Chicago degli anni venti.

Imprenditori, cronisti e anche le famiglie dei malavitosi vivevano nel terrore. Nessuno era al sicuro. Si combatteva per il controllo delle fabbriche, delle miniere, del territorio, guerre senza esclusione di colpi.

Per l’ex agente dell’Fbi Robert Levinson, che nella sua carriera si è occupato di mafia italoamericane, siciliana, colombiana e russa, quest’ultima è la più violenta che abbia conosciuto.

Eppure c’è una novità : i russi sono spesso laureati, parlano molte lingue, si presentano come ingegneri, economisti, scienziati, colletti bianchi. Sono sanguinari istruiti e quando all’estero si comincia a capirlo è troppo tardi.

La Mafija non ha soltanto colmato il vuoto di potere in Russia.

I suoi uomini più temibili sono già altrove e stanno realizzando,  a modo loro,  l’idea di un nuovo mondo.

 

LE ROTTE

 Il 60 per cento della cocaina sequestrata negli ultimi dieci anni è stata intercettata in mare o in un porto.

Questo perché tutte le altre vie di trasporto sono battute, sempre, giorno e notte.

E’ un colabrodo il confine fra Messico e Stati Uniti. L’America è il maggior consumatore al mondo della sostanza bianca.

Circa venti milioni di persone varcano ogni anno questo confine, è il più attraversato di qualsiasi altra frontiera del pianeta.

Gli statunitensi riescono a controllare al massimo un terzo degli oltre tremila chilometri, pur con cinquecento chilometri di recinzione, elicotteri e sistemi ad infrarossi.

Lo stesso problema dei controlli contro i mafiosi vale per il trasporto aereo : In tutto il mondo, in ogni momento, c’è qualche “mulo-facchino” (uomo che trasporta coca) che sale su un volo di linea.

E nello stesso istante dozzine e dozzine di contenitori contrassegnati con tutt’altra merce vengono stivati nel ventre di un aereo cargo.

Il mondo cambia in continuazione e allora se un’arteria di spaccio della coca viene ostruita da maggiori controlli, occorre trovarne subito un’altra.

Così se un tempo la coca partiva soprattutto dalla Colombia, negli ultimi anni più della metà delle navi dirette in Europa è salpata dal Venezuela;  poi dai Caraibi o dall’Africa occidentale e dal Brasile.  La Spagna resta il punto d’ingresso per eccellenza.

I cartelli messicani e colombiani dimostrano in questi ultimi anni il proprio potere sconfinato attraverso una tipologia di nave che adottano sistematicamente: il sottomarino.

Nelle acque dell’oceano Pacifico, tra la Colombia e il Mesico, circola una quantità difficilmente immaginabile di sommergibili farciti di coca a tonnellate.

Tutto questo dispendio di forze, mezzi e denaro viene profuso per la costruzione di qualcosa che spesso svolge la funzione di una confezione usa e getta.

Certe volte infatti, sgravati del loro carico, per non farsi scoprire, questi mini-sottomarini vengono lasciati inabissare e l’equipaggio rimpatria in aereo.

Negli ultimi anni il tipo più comune di imbarcazione sui quali sono stati trovati carichi di coca non è né il vecchio mercantile, né la nave-container, il peschereccio o il motoscafo.

E’ il “veliero” . Grandi catamarani,  yacht in legno, barche a vela capaci di competere addirittura con quella di Giovanni Soldini.

 

 

 

L’AFRICA E’ BIANCA

L’Africa è fragile. L’Africa è assenza di regole.

I narcos si insinuano in questi enormi vuoti sfruttando istituzioni traballanti e inefficienti controlli ai posti di frontiera.

E’ facile far nascere un’economia parallela e trasformare un paese povero in un immenso magazzino.

Un magazzino per un’Europa sempre più dipendente dalla polvere bianca.

Nel 2007 la rivista “Time” ha definito la Guinea-Bissau una piattaforma girevole, un’immagine che le calza a pennello.

Uno “Stato non Stato” che accoglie i narcotrafficanti e permette facilmente la distribuzione della merce.

E’ facile lavorare con tranquillità se al largo hai un arcipelago formato da ottantotto isole dove far atterrare piccoli velivoli carichi di droga.

Una zona franca a uso e consumo dei cartelli.

Un paradiso terrestre praticamente disabitato e coperto da una vegetazione lussureggiante, bordato da spiagge bianchissime e sfregiato da piste di atterraggio improvvisate.

Portare poi la droga in Europa è più semplice di quanto si pensi.

Basta un volo di linea, un passeggero e una quantità indefinita di cocaina al sicuro in speciali involucri sul fondo dello stomaco di giovani che trovano solo in questo modo la possibilità di un lavoro.

L’addestramento del “mulo” è molto semplice: si comincia con un bussolotto e si lotta contro l’istinto di rigurgitarlo.

L’operazione viene ripetuta un certo numero di volte, finché il “mulo” riesce a buttarne più diverse decine e a camminare come un giovane turista africano affascinato dalla vecchia Europa.

Questo il racconto di uno di questi “muli-facchini”:

“Non dimenticherò mai il mio primo decollo. Lo stomaco che sprofonda, il fiato che si smorza. Il passeggero seduto accanto a me sorride paterno quando mi vede unire le mani in una preghiera, non sa che sto solo scongiurando Dio di non far esplodere uno dei sessanta bussolotti che porto in corpo.

E’ un volo Royal Air Maroc, scalo a Casablanca, poi da lì a Lisbona. Mi dico che nel giro di poche ore sarà tutto finito. Non riesco a non pensare a quanto sarà straziante l’espulsione dei bussolotti, o a come sopravvivere un giorno intero in una sconosciuta capitale europea.

Gli occhi mi si posano ansiosi sui turisti saliti a Casablanca. Se avessi un cartello al collo con scritto sopra : ‘Sono un corriere della droga’, penso, forse sarei meno riconoscibile tra questi uomini e donne in pantaloncini e infradito, sorridenti e scanzonati con le macchine fotografiche al collo.

Ho fatto diciannove viaggi da Bissau verso Lisbona, Madrid, Amsterdam. Si può dire che ho un lavoro a tempo indeterminato, almeno fino a quando non vengo beccato o un bussolotto più fragile degli altri si aprirà dentro di me.

Ormai ho capito di essere una risorsa sacrificabile.

E’ per questo che i capi si affidano a gente come me, anche se la quantità di merce che posso trasportare è minima.

Però anche il rischio, così, è minimo.

Se vengo arrestato, il giorno dopo ce n’è subito un altro pronto”.

 

 

I CANI, I VERI AMICI DELL’UOMO

Un medico napoletano si era arreso finalmente alle richieste del figlio: gli avrebbe regalato un cane.

Un cane è un essere delicato che bisogna rispettare ed educare, occorre essere pazienti ma severi, e soprattutto fargli capire che il capobranco è l’uomo. Dietro gli occhietti languidi e le richieste di coccole e attenzione del buffo cagnolino, c’era un carattere straripante che andava disciplinato.

Il padre era gonfio d’orgoglio, anche se il figlio starnutiva troppo spesso e aveva sempre gli occhi arrossati.

Il padre è medico e sa che questi sintomi sono inequivocabili: allergia al pelo del cane. Quindi distacco doloroso e definitivo per il bambino.

Oggi quel cane è al servizio del Reparto Cinofili della questura di Napoli: è lì che lavora l’amico di famiglia a cui è stato affidato. Rappresenta il terrore dei “pusher” di Scampia e Secondigliano, la punta di diamante dell’unità cinofila impegnata nel contrasto della Camorra.

Senza Mike, impiegato per otto anni nel Reparto Cinofili dei carabinieri di Volpiano, in provincia di Torino, non si sarebbe scoperto l’abbondante chilo di cocaina interrato sotto un palo della luce.

Senza Labin, la splendida femmina di pastore tedesco della guardia di finanza di Firenze, che annusando i sedili di un’auto, non si è lasciata ingannare da un doppiofondo spalmato di catrame altri dodici chili sarebbero transitati indisturbati.

Ragal, suo collega di razza e di mestiere al porto di Civitavecchia, ha cominciato ad abbaiare furiosamente contro una macchina appena sbarcata da Barcellona, vanificando la sicumera del conduttore napoletano certo che i cani antidroga non avrebbero potuto fiutare i suoi undici chili di cocaina purissima nascosta in panetti nascosti all’olfatto con senape, caffè e gasolio.

Ciro puntava dritto verso un tir proveniente dalla Costa del Sol, strappando imprecazioni a denti stretti al camionista di Castel Volturno.

Ufa, che pattuglia l’aeroporto di Fiumicino, è saltata addosso a un portabiti sul nastro trasportatore al cui interno si trovavano due chili e mezzo di cocaina.

Quasi ottocento persone arrestate non hanno fatto i conti con Eola, veterana premiata per i suoi dodici anni di carriera e gli oltre cento chili di cocaina sequestrati.

Agata invece ha avuto una vita molto più travagliata. Sin da giovanissima ha lavorato all’aeroporto Leticia nella giungla dell’Amazzonia colombiana. I narcos, stanchi di veder fermare gli aerei cargo da quel labrador dall’aria docile e dal pelo dorato, hanno messo una taglia di diecimila dollari sulla testa di Agata. Da allora fino all’età della pensione ha vissuto con una scorta ventiquattrore su ventiquattro e non ha mai potuto accettare mezzo bocconcino ghiotto da uno sconosciuto.

Sono di grande aiuto alle forze dell’ordine labrador, pastori tedeschi, pastori belgi, ma spesso anche meticci abbandonati, come  Kristal che ha rischiato una brutta fine da randagio e ora è arrivato a diventare uno dei segugi antidroga più formidabili di Grosseto.

Nell’estate del 2012, un uomo esce per fare due pasi in una bella zona di campagna vicino a Livorno. D’un tratto, avverte un tanfo fortissimo che lo porta a fare una macabra scoperta: in mezzo ad un campo c’è un labrador squartato e sventrato. Pensa all’opera di un sadico, persino ad un rito satanico, e avvisa la polizia. Ma non passa nemmeno una settimana che, di nuovo, sente quel puzzo di morte fresca: stavolta di un cane, un incrocio tra Dogue de Bordeaux e pitbull;  ha il muso sigillato dal nastro adesivo e dalla pancia aperta esce una busta di plastica.  Non è un caso, non è magia nera, ma la fine che la polvere bianca fa fare comunemente ai suoi involontari corrieri a quattro zampe. Sarebbe troppo difficile far espellere i pacchetti, meglio squartare queste povere bestie e recuperare più facilmente la mercanzia.

I cani, molte volte, sono vittime e soldati di un impazzimento planetario, in un mondo che gira alla rovescia, un mondo che per loro resta quello meraviglioso di sempre. Quel mondo dove da sempre danno una prova di fedeltà totale, per gioco, all’uomo che amano con tutto il cuore.

 

FARINA 00 DI GRANO  -  FARINA DI COCA 000

Sono anni che nella mia testa ogni giorno mi lascio travolgere dalle voci.

Le voci di chi grida a pieni polmoni che l’alcol è la sostanza che miete più vittime. Sono voci acute e martellanti, che di tanto in tanto vengono zittite da altre voci, che si ergono baldanzose affermando che sì, certo, l’alcol fa male, ma solo se ne abusi, se il boccale di birra del sabato sera si trasforma in un’abitudine, e che c’è una bella differenza con la coca.

Poi parte il coro di quelli che pensano che la legalizzazione sia il male minore; in fondo, suggeriscono le voci, la coca legale avrebbe anche un controllo medico.

E allora legalizziamo gli omicidi! , ribatte una voce portentosa, da baritono, che per un attimo zittisce tutti.

Ma il silenzio dura poco perché come stilettate arrivano rincorrendosi le gracchianti reazioni di chi sostiene che chi si droga in fondo fa male solo a se stesso, che se si vieta la cocaina allora bisogna vietare il tabacco ;  che se si dice sì, allora lo Stato è uno Stao-pusher, uno Stato criminale.

E le armi, allora ? Non sono peggio ?

Al che un’altra voce ancora – questa pacata con una sfumatura di saccenza che si incastra con le consonanti -  afferma che le armi servono a difendersi, il tabacco lo puoi usare con moderazione e …… Ma in fondo è un problema etico, e chi siamo noi per imbrigliare con regole e decreti una scelta personale ?

A questo punto le voci prendono ad accavallarsi e tutto si fa indistinto. Il guazzabuglio di voci finisce sempre così. Con il silenzio.

E devo ripartire da capo.

Ma sono convinto che la legalizzazione potrebbe davvero essere la soluzione. Perché va a colpire là dove la cocaina trova il suo terreno fertile, nella legge economica della domanda e dell’offerta.

Prosciugando la richiesta, tutto ciò che sta a monte avvizzirebbe come un fiore privato dell’acqua.

E’ un azzardo ? E’ fantasia ? Il delirio di un mostro ? Forse.

O forse no. Forse è un altro frammento dell’abisso che in pochi hanno il coraggio di affrontare.

Per me la parola “narcocapitalismo” è diventata un bolo che non fa che gonfiarsi. Non riesco a deglutirlo, ogni sforzo va nella direzione opposta, e rischio di morire soffocato. Tutte le parole che mastico si appiccicano al bolo, e la massa si espande, come un tumore. Vorrei buttarlo giù e lasciare che venga attaccato dai succhi gastrici. Vorrei fonderla, questa parola, e afferrarne il nucleo. Ma non è possibile. Ed è anche inutile perché so già che troverei un granello di polvere bianca. Un granello di cocaina.

Per quanto possano esserci  polizie e sequestri, la richiesta di coca sarà sempre enorme : più il mondo diventa veloce, più c’è cocca; più non c’è tempo per rapporti stabili, per scambi reali, più c’è coca.

Mi calmo, mi devo calmare.

Mi sdraio, guardo il soffitto. Ne ho collezionati molti in questi anni, di soffitti.

Da quelli quasi vicino al naso che tocchi se solo alzi il collo a quelli lontanissimi che devi strizzare gli occhi per capire se ci sono affreschi o macchie d’umidità.

Guardo il soffitto e immagino l’intero globo.

Il mondo è una pasta tonda che lievita. Lievita attraverso il petrolio. Lievita attraverso il coltan. Lievita attraverso i gas. Lievita attraverso il web. Tolti questi ingredienti, rischia di afflosciarsi, decrescere.

Ma c’è un ingrediente più veloce di tutti e che tutti vogliono.

Ed è la coca.

Un ingrediente senza il quale non potrebbe esistere nessuna pasta.

Proprio come la farina.

E non una farina qualsiasi.

Una farina di qualità.

La migliore qualità di farina 000.

Link diretti
Photo Gallery
 
Copyright 2011 Casa Culturale s.c.r.l.
Piazza Pizzigoni, 5 - 56028 San Miniato Basso (PI)
sito realizzato da Navigalibero