Dicembre 2011 ALCUNE CONSIDERAZIONI SU UN LIBRO: RELIGIONI E POLITICA NEL MONDO GLOBALE - Le ragioni di un dialogo Di Vannino CHITI Edizioni Giunti

notizia pubblica il 29/06/2012 - ultimo aggiornamento del 29/06/2012

Dicembre  2011

ALCUNE CONSIDERAZIONI SU UN  LIBRO:

RELIGIONI E POLITICA

NEL MONDO GLOBALE   -    Le ragioni di un dialogo 

Di   Vannino CHITI

Edizioni Giunti

L’onorevole Vannino Chiti nel suo precedente libro “Laici & Cattolici” del 1999, in pratica un dialogo con il cardinale Silvano Piovanelli, diceva nella sua prefazione:

“Se guardo alla mia esperienza, e a quella della mia generazione,faccio in tempo a scorgere i frutti di un’intensa stagione, quella del dialogo tra cattolici e Pci,in cui Firenze ebbe un rilievo di valore nazionale; e poi l’impegno per realizzare una laicità piena, sia nel principale partito della sinistra,sia nella Chiesa, nei suoi rapporti con lo Stato e la politica; fino a pervenire ad una fase – è oggi sotto i nostri occhi – in cui, non a parole, i cattolici sono in una pluralità di partiti. Questi passaggi si sono snodati attraverso vicende reali e stagioni politiche che hanno interessato l’Italia e l’Europa: Berlinguer e il compromesso storico; Moro; la solidarietà nazionale; l’eversione terroristica; i difficili rapporti con il Psi di Craxi; la Chiesa del dopo-Concilio; il dissenso; gli euromissili; la svolta dal Pci al Pds; la caduta del muro di Berlino; il superamento della Dc; il dissolvimento dell’Urss; la riunificazione della Germania; tangentopoli e mani pulite; Forza Italia,Berlusconi,Alleanza Nazionale; l’Ulivo; la moneta unica europea; la guerra nella ex Jugoslavia.

Davvero – tutto questo – in soli trent’anni ?

Ho passato, abbiamo passato, gli anni della nostra giovinezza per cambiare un partito che aveva un’identità forte – troppo chiusa e definita ideologicamente – e rischiamo oggi di trovarci una sinistra capace di costruire programmi e azioni di governo, ma incapace di darsi un’anima. C’è bisogno di valori forti e di coerenza: questo obbliga a scegliere. Non ha ragione di cittadinanza a sinistra un individualismo che sconfina nei compiacimenti egoistici. Lo so, veniamo da una storia che sacrificava i singoli individui, il loro destino, in nome d un imprecisato futuro di riscatto collettivo. Oggi la liberazione deve coinvolgere le singole persone, né il fine giustifica più l’uso di mezzi indegni o iniqui; ma ciò non toglie che l’individuo, per noi, con un’assunzione di responsabilità diretta della rapportarsi alla comunità, all’interesse generale. Altrimenti non c’è disponibilità verso gli altri; solidarietà verso diversi, e nei confronti delle generazioni future. Ogni movimento di cittadini, oggi, da quelli dei lavoratori a quelli delle donne o per l’ecologia, deve ogni giorno, e in ogni momento, fare i conti con questa esigenza e ricercare questo equilibrio. Non rimpiango le ideologie che sono cadute o gli Stati etici: non ci si può però rassegnare a una politica senza ideali, solo pragmatismo e amministrazione. La politica è fatta di valori e di progetti. Se mancano non solo non si parla al cuore della gente: non si affrontano neppure i temi della società, come le finalità dello sviluppo economico, la redistribuzione sociale dei benefici della rivoluzione tecnologica, il rinnovamento delle istituzioni della democrazia.”

In questo nuovo lavoro “RELIGIONI E POLITICA NEL MONDO GLOBALE – (Le ragioni di un dialogo)” l’autore esamina le grandi questioni che agitano il nostro tempo. In pratica egli espone le ragioni di un confronto, necessario e coraggioso,tra il cattolicesimo e le altre religioni monoteiste sulle grandi sfide del mondo attuale.

Nel nostro tempo, la politica delle forze progressiste deve far propria l’idea che il nuovo umanesimo non si chiuda alla possibilità di accogliere Dio

Questo per costruire quella società della tolleranza e dell’integrazione di cui abbiamo tutti bisogno e delineare un’etica mondiale condivisa, che costituisca la base della convivenza nell’epoca della globalizzazione. Nell’epoca della globalizzazione può realizzarsi una grande intesa – non riducibile a contingenti convenienze elettorali – tra partiti progressisti e religioni, attorno alla centralità della persona, alla tutela e promozione della sua dignità, all’affermazione ovunque dei diritti umani, alla costruzione di uno sviluppo nuovo, che faccia della salvaguardia del nostro pianeta una priorità assoluta.

La nostra ambizione deve essere quella di dar vita a un nuovo umanesimo, fondato sulla consapevolezza che la persona umana non esiste nella sola dimensione della sua fisicità, ma ha anche una dimensione spirituale, un bisogno e una aspirazione alla trascendenza. E naturalmente la fratellanza non può essere circoscritta a quanti condividono la stessa fede: deve saper abbracciare,per ogni confessione religiosa,l’intera umanità.

Dice l’onorevole Vannino Chiti che gli interrogativi sull’origine prima della nostra vita e ancor più su un futuro dopo la nostra morte non sono archiviabili come debolezze umane, legate al permanere di superstizioni e religioni, destinate a essere ridimensionate e superate con il procedere del progresso tecnico-scientifico.

Spesso neppure gli esponenti delle confessioni religiose si rendono conto che l’attuale modello di sviluppo è non soltanto ingiusto, oppressivo della dignità della persona e dei diritti dei popoli, incapace di assicurare un futuro al pianeta e all’umanità, ma è anche il più serio impedimento all’affermarsi di un nuovo umanesimo e alla possibilità di vivere, nella pienezza del suo significato e valore, la stessa esperienza di fede.

Bisogna imboccare con risolutezza la strada per dar vita a un nuovo umanesimo. Naturalmente, nel ritorno alle culture religiose c’è anche il riflesso della sconfitta di grandi progetti politici di liberazione umana : il comunismo sovietico, con tutte le sue varianti ; le teorie di Marx, un tempo accolte totalmente e in modo acritico, oggi altrettanto acriticamente rigettate in ogni analisi e proposta di metodo.

Il mondo globale ci costringe a un cambiamento di ottica: l’Europa non è più il centro del pianeta e il suo modello di democrazia, di secolarizzazione e laicità, nei rapporti tra stato e religioni, non è l’unico,né coincide con la modernizzazione e con i futuro. Il mondo vive una fase storica nella quale, alla novità delle scoperte tecnologiche, all’unificazione produttiva, dei mercati, delle comunicazioni, non corrisponde l’individuazione di forme equivalenti di convivenza sociale e di organizzazione culturale e politica. Le religioni – non scomparse, né ridotte a residuo arcaico – possono svolgere una funzione importante non solo per i loro fedeli, ma per l’umanità. E questo compito Vannino Chiti crede che possa essere portato avanti principalmente dalla chiesa cattolica.

Sull’argomento Tony Blair così si è espresso: “Ritengo che la religione abbia un ruolo centrale, unico all’interno della società e per il suo sviluppo. Pensiamo, ad esempio, al modo in cui utilizziamo la tecnologia. Ma è anche vero che c’è un conflitto, perché molte persone vogliono tenere la religione fuori dalla sfera pubblica e invece la fede ha pieno diritto di entrare in questo spazio e di parlare. Non deve tacere”.

Un grande compito spetta alla politica: alla sua capacità di integrare i cittadini, sviluppando politiche di inclusione, garantendo a ognuno i diritti, pretendendo da tutti il rispetto dei doveri,assicurando la libertà e il pluralismo religioso e culturale, imponendo il rispetto nel confronto-dialogo tra le diverse concezioni.

All’Unione Europea è richiesto lo sviluppo di una presenza autonoma nel Mediterraneo, assumendovi una responsabilità diretta per la risoluzione dei conflitti sanguinosi che alimentano abissi di odio,di sofferenze, e chiudono prospettive positive al nostro futuro. La realizzazione di una democrazia sovranazionale europea necessita, secondo l’onorevole, di un sostegno e di un contributo da parte delle religioni. L’Unione Europea è già uno straordinario risultato della politica: settant’anni fa, nel nostro continente, si combattevano guerre che hanno sconvolto il modo. Oggi ,il solo pensiero di un conflitto tra europei è diventato inconcepibile.

L’autore fa uno studio dettagliato e dà un quadro delle varie religioni nel mondo: cattolici, evangelici ed ebrei, induismo, buddismo, islamismo. Le grandi religioni hanno, accanto a differenze profonde e a contrapposizioni affacciatesi nel corso della storia, un fondamentale , prioritario, motivo di condivisione: la fede in un solo Dio, unico per tutta l’umanità.

Noi riportiamo in questo riassunto del libro solo un breve cenno alla religione ebraica e i suoi adepti che tanto hanno sofferto in Italia:

Su questa religione, oltre ad una non conoscenza, persistono pregiudizi e luoghi comuni, ad esempio quello di essere una religione della sola vita terrena. Per l’ebraismo la giustizia divina si esprime nel rifiuto e nella condanna del male, nella punizione del peccato. La Torah indica un sistema di punizioni, a seconda della gravità e dell’intenzionalità dell’offesa portata. La pena di esclusione , contemplata per le offese alla religione, implica un’esclusione dalla presenza di Dio nell’aldilà e una ricompensa all’obbedienza. L’ebraismo insegna che esistono una Gehenna, l’abisso di fuoco e un luogo di beatitudine, il grande Eden, il giardino della delizia. Niente più. I peccatori resteranno, salvo casi eccezionali, nella Gehenna dodici mesi: poi entreranno nel Gran Eden per godere, in compagnia dei giusti, lo splendore della presenza divina. L’insegnamento ebraico fa dipendere la salvezza dal retto vivere e quindi tutti, quale che sia la loro nazione, possono essere ammessi alle beatitudini della vita futura. L’ebraismo non ritiene necessario fare un’opera di proselitismo dal momento che ogni persona può raggiungere la salvezza, se crede in un solo Dio e rispetta le sette regole che Dio stesso dette a Noè.

Verso gli ebrei noi italiani abbiamo un immenso debito: la comunità ebraica si è saputa inserire nel tessuto del paese, ha dato un apporto importante, nel corso ormai di centinaia di anni, alla sua modernizzazione, ha pagato sulla sua pelle pregiudizi e repressioni, relegata nei ghetti in quanto portatrice della “colpa storica” – questa l’accusa – dell’assassinio di Gesù. Il tradimento più grande nei confronti degli ebrei italiani è avvenuto durante il fascismo, quando il regime, con la vergogna delle leggi razziali, li ha consegnati ai nazisti.

Le religioni potranno un giorno essere viste o meglio vedersi esse stesse come vie diverse per incontrare l’unico, vero Dio ? Ciò che in ogni caso appare decisivo è che al loro centro sia posto Dio, non la religione, che rappresenta un mezzo, una via, non il fine.  

Una tale concezione della fede renderebbe possibile un rapporto tra le religioni fondato sul reciproco rispetto e su una tolleranza non formale o diplomatica, perché animata dalla convinzione di una presenza, almeno parziale, di sprazzi di verità in ognuna di esse, dal riconoscimento di una ricerca sincera dell’incontro con Dio, che motiva la loro esistenza.

Per una lunga fase di vita dell’umanità le religioni, come la politica e i rapporti fra gli stati, hanno spesso agito dietro la spinta e nell’ottica de binomio amico-nemico, per esse più propriamente divenuto quello fedele-infedele, dove l’infedele era, ancor più che il non credente, il credente di un’altra fede o tutti quanti abbracciavano dottrine ritenute eretiche. E’ evidente che tutto ciò, nel XXI secolo, deve essere per sempre lasciato alle spalle, come un fardello pesante e negativo, che rappresenta una caduta rispetto al messaggio di salvezza e d’incontro fra gli uomini e con Dio, di cui ciascuna religione si sente e dovrebbe essere portatrice. Quel rapporto fedele-infedele, o nell’ottica più direttamente politica amico-nemico, è incompatibile con i diritti umani e con la costruzione di un’etica mondiale condivisa, all’altezza delle domande del nostro tempo. Il dialogo insomma è la via maestra per il ruolo positivo che le religioni possono svolgere nella società globale; è ancora il dialogo tra credenti e diversamente credenti che realizza il terreno d’incontro per costruire insieme un nuovo umanesimo.

Nel capitolo “religione, democrazia, cittadinanza” l’onorevole Vannino Chiti parla diffusamente della nostra carta costituzionale e dice che la stessa rappresenta il modello più corretto tra stato e confessioni religiose: essa non è modellata su una rigida separazione ma, piuttosto,sull’autonomia reciproca e non si limita a definire un ordinamento per le loro relazioni. Invece, con straordinaria lungimiranza, impegna lo stato a promuovere le condizioni per la libera espressione delle fedi religiose.

La religione insomma non viene considerata soltanto come un legittimo diritto privato dei cittadini e lo stato non si limita a un ruolo – pur fondamentale – di neutralità: esso assume una funzione attiva per garantire la libertà e l’esperienza religiosa – riconoscendone dunque un valore anche sociale – in un regime di pluralismo ci culture e di religioni, i cui soli vincoli sono rappresentati dalla coerenza con i diritti umani e con i valori della democrazia.

Le religioni non cattoliche e anche non cristiane sono presenti in Europa con un ampio consenso popolare: In Italia è indispensabile dar vita ad intese con le confessioni religiose, che ne facciano richiesta e ne abbiano i requisiti, ed è urgente mettere mano ad una legge sulla libertà religiosa.

Altro capitolo importante del libro è quello sull’insegnamento della religione nelle scuole italiane. Secondo l’onorevole Chiti  l’insegnamento della religione nelle scuole è destinato, in una prospettiva non troppo lontana nel tempo, a suscitare problemi non banali !  Il lato positivo della situazione attuale è costituito dal suo carattere non obbligatorio; l’aspetto non convincente invece è rappresentato da una sorta di ambiguità, che lo rende materia di studio e al tempo stesso gli dà un’impronta confessionale, dal momento che gli insegnanti di religione devono ricevere il gradimento del vescovo. Secondo lui la strada giusta è quella di prevedere nella scuola pubblica lo studio delle religioni, come normale e comune materia di apprendimento: l’ora di insegnamento religioso di tipo confessionale dovrebbe svolgersi nelle parrocchie, nelle moschee o nelle sinagoghe. Naturalmente la scuola, al di fuori dell’orario scolastico obbligatorio, potrebbe mettere a disposizione i propri locali per un insegnamento religioso gestito dalle singole confessioni, che fosse frequentato da un numero sufficiente di alunni.

Le conclusioni di questo libro dell’onorevole Vannino Chiti si possono così riassumere:

Se è indubbiamente vero che la politica progressista deve sapersi aprire alla comprensione ed al dialogo con le confessioni religiose, è altrettanto necessario che le religioni vogliano e sappiano liberarsi di tutto ciò che non è messaggio essenziale di fede, ma rivestimento storico, talora incrostazioni di epoche precedenti, avvertiti come estranei dalla cultura contemporanea.

Il riconoscimento della centralità della persona, di una persona soggetto, è il terreno concreto  di un possibile incontro. La condivisione della laicità ne è una condizione fondamentale: la laicità è un valore in se. A suo fondamento è la persona, nella sua irripetibilità e nella ricchezza della sua dimensione, materiale e trascendente. A fondamento della laicità sono, al tempo stesso, il senso del limite, che deve guidare ogni azione umana, e il criterio della reversibilità delle scelte che si riferiscono alla persona, alle sue relazioni con gli altri e con il pianeta.

E’ questa laicità che dobbiamo pensare, sviluppare e far vivere nel nostro tempo.

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