FEBBRAIO 2012 ALCUNE CONSIDERAZIONI SU UN LIBRO: PREPARIAMOCI UN PIANO PER SALVARCI Di Luca MERCALLI

notizia pubblica il 14/02/2012 - ultimo aggiornamento del 14/02/2012

CASA CULTURALE DI SAN MINIATO BASSO

SEZIONE SOCI COOP DEL VALDARNO INFERIORE

Febbraio 2012

ALCUNE CONSIDERAZIONI SU UN  LIBRO:

PREPARIAMOCI

UN PIANO PER SALVARCI 

Di   Luca MERCALLI

Edizioni Chiare Lettere

Con questo libro Luca Mercalli dice semplicemente che vorrebbe stimolare la curiosità, creare connessioni tra argomenti, indurre all’azione. Dare cioè alcune ricette né risolutive, né ottimali, ma che ognuno di noi può realizzare subito, senza delegare l’iniziativa ai politici o agli industriali. Dice che “Il distacco profondo della nostra classe politica e intellettuale dalle cose del mondo è un importante fattore delle scelte sbagliate della società. Ovviamente, chi le cose le sa, e non sempre è un santo, sfrutterà questa ignoranza per imporre subdolamente scelte “scientifiche” finalizzate al proprio tornaconto”.

Siamo emersi dagli scimpanzé circa sei milioni di anni fa. Ci siamo evoluti in  Homo sapiens   circa duecentomila anni fa. Per millenni siamo stati dominati dall’ambiente e dai suoi limiti. Con l’invenzione della macchina a vapore, nel giro di un paio di secoli, l’uomo ha completamente mutato l’approccio con la natura:  la potenza ottenibile dal tesoretto di energia fossile attinta da un remoto passato geologico lo ha improvvisamente  “promosso” da schiavo a dominatore incontrastato dell’ambiente terrestre. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, e l’accumulo di scorie e rifiuti nell’aria, nell’acqua e nei suoli, unitamente al prelievo sovradimensionato di stock alimentari agricoli e ittici, minerari, forestali ed energetici, sta provocando cambiamenti epocali, dal clima alla biodiversità. Di fronte quindi all’ipotesi assolutamente probabile di mettere in crisi le condizioni di sopravvivenza dell’uomo sulla Terra occorre mobilitare l’intero corpus di conoscenza maturato dalla civiltà.

La nostra Italia è il paese del Rinascimento, dell’arte e della bellezza e di una certa gioia di vivere e, nello stesso tempo, un paese di geniali menti scientifiche come Galileo, Fermi , Marconi …. Ma siamo anche un paese prono alle mafie, servili e obsoleti cortigiani del potente di turno, pronti a vendere la dignità e i nostri diritti per una sgassata in Ferrari di fronte agli amici del bar. Dirigenti industriali, politici, intellettuali e popolo, tutti inchiodati nel mantenere grandi e piccoli privilegi acquisiti.  Zero visione del futuro, mentre tutto attorno sta cambiando. Quelli preparati, onesti, concreti ed al tempo stesso idealisti, sono troppo pochi. Potremmo ancora produrre pensiero innovativo partendo dal nostro rapporto con l’ambiente ed esportarlo nel mondo intero, ma non sarà facile: i danni già inferti al nostro territorio e alla nostra società sono ingenti e altre culture si stanno dedicando con maggiore impegno a questa sfida. Però si può sempre salvare il salvabile.

Negli anni sessanta si pose la domanda giusta al momento giusto: “E’ verosimile che la crescita economica basata sul continuo uso di risorse naturali, petrolio, minerali, foreste, agricoltura intensiva, e la conseguente produzione di scorie, rifiuti, inquinamento, il tutto spinto all’aumento esponenziale della popolazione, possano continuare all’infinito e garantire perpetuo benessere ?”  La risposta era semplice: “Continuando così entro qualche decennio l’umanità si sarebbe scontrata con i limiti fisici del pianeta.” Purtroppo la nostra ignoranza dei limiti che esistono nella capacità della Terra di sostentarci è piramidale. Essa è uguagliata solo dalla nostra voracità, che ci spinge ad approfittare di tutte le risorse, il più possibile  e il più rapidamente possibile.

Ogni essere umano ha necessità per vivere di una certa superficie di terreno, in grado di produrre alimenti, fornire materie prime ed energia, depurare i rifiuti  ecct. ; una quantità che è stata definita biocapacità, e si misura in ettari. La biocapacità terrestre nel suo complesso è di 1,8 ettari a persona. Dal momento che  stiamo attualmente usando 2,2 ettari si constata che sfruttiamo il 25% in più di quanto la Terra può offrire. Guardando poi alle differenze nei vari Stati si è constatato che un americano sfrutta 10 ettari, uno svizzero 5 e un africano 1,1.  Un italiano ha una impronta terrestre, cioè sfrutta 4,2 ettari di terreno  e dal momento che ne dispone di solo  1  vuol dire che in Italia in questo momento stiamo sottraendo risorse ad altri paesi per oltre 3 ettari di biocacapacità terrestre. Si spiega  allora facilmente come tanta gente attraversa a piedi deserti infuocati e sfida la furia delle onde su fragili e sovraccariche barchette per approdare sulle nostre coste.

La società umana è in una condizione assolutamente inedita della sua storia:  sette  miliardi di abitanti e un torrente tecnologico in piena che pochissimi sanno regimare e le cui conseguenze sono ignote.  Infatti quanto più una società diventa complessa, tanto più energia deve spendere per auto sostenersi.  Purtroppo la tecnologia diviene prima una droga, poi un’arma a doppio taglio e a un certo punto gli svantaggi da essa introdotti superano i vantaggi e la società collassa.  Cent’anni fa al limite scoppiava una caldaia, finito lì, oggi si impesta il pianeta intero partendo da un piccolo buco sul fondo oceanico o da qualche tonnellata di uranio.

In un mare di incertezze sul futuro, abbiamo almeno quattro certezze:

-Continuo aumento della popolazione    -Più conflitti sulle risorse

-Spostamento del potere economico in Asia     -Acceso universale alle informazioni

Il pensatore svizzero Denis de Rougemont dice giustamente: “Sento venire una serie di catastrofi organizzate dalla nostra azione deliberata, anche se inconsapevole. Se saranno abbastanza grandi da risvegliare il mondo, e non abbastanza grandi da schiacciarlo, le definirei pegadogiche, le sole capaci di farci superare la nostra inerzia e l’invincibile propensione dei commentatori a tacciare di psicosi apocalittica ogni denuncia di un fattore di pericolo chiaramente dimostrato”.

Il nostro grande Dario Fo nella sua narrazione teatrale  “LApocalisse rimandata, benvenuta catastrofe” termina il suo lavoro con queste chiarissime parole : “Quando sentiremo l’ultimo avviso del  “Si chiude”, ci muoveremo senza sapere che fare, intontiti al par d’allocchi (……) : solo allora il terrore, come molla, ci butterà in piedi al grido di “Vogliamo campare!”  Eh no: è troppo tardi, coglioni !”.

Detto in breve, gli indicatori del funzionamento del sistema Terra affermano che si svuotano le miniere, si riempiono le discariche, si cambia il clima, si alterano i cicli biogeochimici.  Questi sistemi hanno delle soglie di sensibilità che, se superate, portano a cambiamenti drastici e irreversibili.   Per quantità di CO2 atmosferica, tasso di estinzione delle specie e immissione di azoto nella biosfera queste soglie sono già state oltrepassate!

Bisogna mettersi tutti bene nel capo che :

L’ECONOMIA NON PUO’ DARE UN PREZZO A TUTTO !    

La tristezza di un profugo climatico delle isole Carteret costretto a lasciare la propria isola per l’aumento del livello del mare, quanto vale ?   La sofferenza degli anziani durante le ondate di calore di Parigi 2003 e Mosca 2010 ? La perdita dei ghiacciai delle montagne ? La degradazione della nostra salute per l’esposizione a un ambiante inquinato ?   Se continuiamo a fare solo ragionamenti da salotto la storia recente dimostra che non riusciamo a venirne fuori.  Sappiamo da tempo che la crescita infinita dei consumi non è compatibile con un pianeta finito, sappiamo che il  “Pil”  non è un buon indicatore della felicità, eppure ogni giorno continuiamo a sentire le preghiera alla crescita come sola possibilità di progresso dell’umanità!   Occorre invece un salto di paradigma che non può arrivare solo dal dominio economico e finanziario, né da quello ingegneristico o ecologico, ma deve emergere profondamente dalla nostra sfera culturale e spirituale!

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare,  ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta. La paura della catastrofe, lo si è visto bene, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace,  altrettanto si può dire delle leggi e dei controlli;  e la stessa analisi scientifica non ha avuto capacità persuasiva sufficiente.

            Di fronte alla vicina crisi petrolifera i mezzi d’informazione invece di investire risorse nel preparare le persone a un “atterraggio morbido”, continuano a proporre titoli tranquillizzanti e soluzioni miracolose.  E’ comodo annunciare carbone e nucleare puliti – che è un po’ come dire cancro buono – e poi nuovi pannelli fotovoltaici all’estratto di mirtillo, idrogeno, pellet di legna, bioetanolo e olio di colza, come soluzioni già pronte che aspettano solo che il petrolio non esca più dalle pompe per prenderne improvvisamente il posto. Se c’è una cosa sicura è che l’energia costerà sempre di più. In secondo luogo, anche ammesso che tutti i sostituti energetici fossero in grado di funzionare al meglio, c’è di mezzo il fattore tempo : non si cambia in pochi anni un mondo che ci ha messo un secolo per motorizzarsi ! Per operare una transizione di queste proporzioni  si sarebbe dovuto iniziare vent’anni fa, non ora con il picco alle costole.                                                Ma c’è di peggio, il fatto è che tutte le soluzioni prospettate non sono adeguate a sostituire la  bulimia energetica  cui siamo abituati. E’ vero che l’energia potrà essere ricavata dal sole, dal vento e dalle biomasse, ma in quantità molto più limitata rispetto al presente.  Quindi dimentichiamoci di sprecare e di largheggiare come facciamo oggi nell’uso dei trasporti individuali o nell’energia domestica e industriale.  Avremo forse l’auto elettrica, ma la useremo per pochi chilometri ogni tanto, quando sarà strettamente necessario.

            La soluzione energetica miracolosa non c’è, anche se qualcuno gioca con notizie tanto ottimistiche quanto irreali, come i tappeti idraulici nelle metropolitane o nelle discoteche che producono elettricità con il calpestio della folla:  sì certo, ma in quantità ridicola !   In attesa che (forse) arrivi una soluzione efficace che ora non si vede, l’unica via ragionevole è quella della massima efficienza – fare di più con meno – e del risparmio, tali da rendere sufficienti le fonti rinnovabili.

            A proposito del fotovoltaico Luca Mercalli fa anche notare che in Germania, con meno sole dell’Italia, hanno prodotto nel 2010 ben 12 miliardi di Kwh !  Qui da noi abbiamo ottenuto nello steso periodo solo 1,6 miliardi.  Questo fatto forse spiega il perché di quel  fantomatico “ spread “ che tutti i giorni  ci sbattono sul televisore, in ogni telegiornale.

            Le campagne italiane, fortemente occupate e coltivate a partire dall’epoca romana, hanno nutrito circa 80 generazioni di nostri predecessori e sono pervenute pressoché integre fino agli albori dell’era industriale. Nella prima metà del novecento si tratterà solo di una modesta espansione urbana. Nel secondo dopoguerra il disaccoppiamento tra produzione industriale e territorio raggiungerà invece il suo apice con l’occupazione massiva di terreni pianeggianti prossimi alle grandi vie di comunicazione. Nel primo scorcio del Duemila si assisterà infine al parossismo del processo speculativo dove l’edificazione dei suoli non risponderà più a effettive necessità ma verrà effettuata a priori, puntando sul cambiamento del valore fondiario.  Pochi attori – imprese di costruzione, proprietari dei terreni e pubblici amministratori compiacenti – hanno provveduto a cambiare destinazione del suolo da agrario a edificabile per far soldi in fretta, incuranti di ogni conseguenza a breve o a lungo termine sull’ambiente, sul paesaggio, sulla società. Siamo il paese che produce più cemento d’Europa, oltre 700 kg a testa all’anno !

            La diagnosi dei mali della Terra come abbiamo visto ci è stata ben illustrata da Luca Mercalli e nel suo libro ci fa sapere anche come si diverte nel coltivare il suo orto e di come ha attrezzato la propria abitazione per vivere con massimo rispetto dell’ambiente.

A proposito invece delle terapie da adottare per migliorare il nostro vivere e per sperare in una salvezza del pianeta Terra l’autore presenta un elenco di 36 proposte che riportiamo sintetizzate:

            Territorio,edilizia, energia    (invece dell’inaugurazione, manutenzione, manutenzione, manutenzione !)

1-Immediato freno al consumo di suolo. 2- Promozione della ristrutturazione e riqualificazione. 3 – Redazione dell’audit energetico comunale. 4 – Incentivo all’efficienza energetica degli edifici. 5 – Facilitazione amministrativa nell’impiego di energie rinnovabili. 6 – Ripristino del diritto d’uso del legnatico per il prelievo familiare di legna da ardere sui boschi comunali e conseguente manutenzione forestale. 7 – Razionalizzazione dell’illuminazione pubblica e freno alla proliferazione di nuovi punti luce se non strettamente necessari. 8 – Immenso e straordinario impegno collettivo per il miglioramento dell’arredo urbano. 9 – Abbandonare i progetti di grandi opere di scarsa o nulla utilità e dai grandi costi e impatti ambientali/sociali. 10 – Scoraggiare l’aumento demografico oltre le capacità di carico del territorio.

Rifiuti   (non sprecare è meglio che pulire)

11- Campagna per la riduzione della produzione di rifiuti. 12 – Raccolta differenziata spinta porta a porta con tariffa calcolata sul peso. 13 – Compost da rifiuti organici obbligatorio nelle case dotate di orto o giardino. 14 – Incentivo alla diffusione di distributori automatici “alla spina” di  latte, detersivi, cereali. 15 – Subordinare la concessione di contributi per feste o manifestazioni varie all’uso di stoviglie ceramiche o metalliche lavabili.

Commercio e turismo  (I piccoli negozi sono l’anima di un paese.  Imprenditoria e artigianato locale arricchiscono il  tessuto sociale)

16 – Freno alla costruzione di nuovi grandi centri commerciali e rivalutazione del piccolo commercio locale. 17 – Promozione e rivalutazione dell’artigianato locale con punti vendita consortili. 18 – Nuova occupazione di qualità ottenibile con la promozione di energie rinnovabili. 19 – Incentivazione del turismo a basso impatto ambientale. 20 - Ristrutturazione e apertura al pubblico del patrimonio architettonico, archeologico e culturale. 24 – Realizzazione e manutenzione di servizi igienici pubblici vicini a parcheggi, aree mercato e zone turistiche.

Verde ed agricoltura 

25 – Più alberi sul territorio. 26 – Promozione filiera corta prodotti agricoli e accordi tra aziende locali. 27 – Nei comuni montani incentivo alla manutenzione boschi.

Cultura   (Meno televisione, più relazione )

28 – Corsi per la diffusione della conoscenza del territorio locale. 29 – Promozione di attività culturali e musicali a basso costo. 30 – Corsi destinati per la prevenzione rischi naturali ed artificiali. 31 – Favorire l’integrazione etnica:  attività culturali per la condivisione di culture diverse.

Trasporti e telecomunicazioni

32 – Miglioramento del trasporto pubblico e di quello ciclistico con adatte piste ciclabili. 33 – Incentivo alla diffusione della banda larga e al telelavoro.

Rapporti amministrazione-cittadini

34 – Miglioramento dell’assistenza ai cittadini negli uffici pubblici. 35 – Utilizzo del sito internet del Comune per rendere trasparente l’attività svolta. 35 – superamento dei localismi.

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