febbraio 2013 Pinocchio di Collodi

notizia pubblica il 24/01/2013 - ultimo aggiornamento del 24/01/2013

CASA CULTURALE DI SAN MINIATO BASSO

 

SEZIONE SOCI COOP DEL VALDARNO INFERIORE

 

 

FEBBRAIO   2013


 

PINOCCHIO  

DI CARLO COLLODI

DAI LIBRI : “I MERIDIANI - OPERE” E “LE MIE FAVOLE” DI MARGHERITA HACK

 

BREVI CENNI SULLA FAMIGLIA COLLODI

Carlo Collodi nasce a Firenze nel 1826. Il padre era un cuoco e la mamma, nata a Collodi, era casalinga anche se era diplomata maestra.

La famiglia, composta dai genitori e dieci figli, visse sempre in casa ed alle dipendenze del marchese Ginori.  

Carlo era il primogenito. Entrò in seminario per farsi prete ma ne uscì presto e continuò gli studi agli Scolopi.

A 22 anni, fervente mazziniano, si arruola come volontario nella prima guerra d’Indipendenza contro gli austriaci. Quando torna dalla guerra entra negli uffici pubblici del tempo e vi resta fino alla pensione.

Al tempo della seconda guerra d’Indipendenza diventa monarchico e di nuovo si arruola come volontario, questa volta nell’esercito sabaudo.

Da grande amante della sua Firenze rimarrà molto deluso da come si verificò l’unità d’Italia con la momentanea attribuzione a questa sua città dell’onore di essere Capitale d’Italia, carica durata soltanto quattro anni.

Firenze fu colpevolmente rovinata dai piemontesi con le demolizioni del suo centro storico. Per un periodo così breve di Capitale d’Italia Firenze si vide privata di molte delle sue caratteristiche “case-torri” e nel suo centro storico, completamente demolito. Furono  realizzate nel centro della città la “Piazza della Repubblica” e le strade limitrofe che non hanno niente della tradizione fiorentina e  toscana;  sono invece solo una brutta copia di un po’ di Torino.

Carlo era un tipo lunatico e bizzarro che sfogava nel risentimento e nell’ironia la delusione di aver combattuto per un’unità nazionale che una volta raggiunta non lo soddisfaceva.

Collodi non si sposerà mai, era antifemminista ma donnaiolo in continua ricerca delle mogli degli altri, amava molto l’alcool ed aveva congenito il vizio del gioco. Si comportava come un banale vizioso dell’epoca.

Si definiva come un “bugiardo che cammina” ed aveva sempre l’aria di uno che non fa nulla, ma invece, anche se con pigrizia, lavorava molto. Era stato addirittura sempre contrario alla legge che imponeva l’istruzione obbligatoria.

Quando tornò dalla seconda guerra d’Indipendenza del 1859 andò a vivere con la madre e con il fratello che si era da poco arricchito facendo l’amministratore dell’azienda di porcellane del marchese Ginori.

DA GIORNALISTA AD AUTORE PER RAGAZZI

Fu mediocremente noto in vita per le sue attività giornalistiche ed editoriali.

Solo dopo i cinquanta anni si interessò di letteratura per l’infanzia iniziando con la traduzione dal francese di opere per i bambini.

Nell’800 la letteratura per ragazzi sconfinava spesso nel tenebroso e nel crudele se non nell’orrido come nelle opere dei fratelli Grimm in Germania.

Anche Pinocchio finiva nell’orrido nella sua prima stesura quando finiva solo dopo 15 episodi con la morte del burattino, impiccato alla “quercia grande”.

Nella seconda stesura dell’opera, quella definitiva voluta dall’editore dopo il successo della prima, i capitoli arrivarono a 36 e il libro finisce bene con la trasformazione del burattino in un ragazzino per bene.

Questo finale fu imposto dall’editore e Collodi non ne era assolutamente convinto; anzi sembra che così si esprimesse sull’argomento : “Sarà, ma io non ho memoria di averlo finito così ….”

LA PRODUZIONE DI COLLODI NEL TEMPO

Pinocchio fu scritto nel 1883.

Prima di questo capolavoro abbiamo una serie di brevi racconti che Carlo Collodi intitola “OCCHI E NASI”  dando degli stessi questa motivazione: “L’ho chiamato così per far intendere che non è una mostra di figurine intere. E’ piuttosto una piccola raccolta d’occhi e di nasi, toccati in punta di penna e poi lasciati lì, senza finire. Che il lettore li finisca da sé, e c’è il caso che gli diventino tanti profili o tante caricature”.

Nel 1884 Collodi scrisse un’altra serie di brevi opere chiamandole complessivamente  “MACCHIETTE”  facendoci sapere come erano state concepite con questa spiegazione: “Erano un centinaio di foglietti, tutti sparpagliati qua e là, come se il vento ci si fosse baloccato. Un bel giorno, tanto per non star lì con le mani in mano, mi saltò l’estro di raccoglierli, di numerarli e di cucirli insieme. Quando li ebbi cuciti, m’accorsi che avevo fatto un libro ……”.

 Abbiamo infine altri lavori nel gruppo “PAGINE SPARSE” ed una commedia intitolata “Gli estremi si toccano …”

Dal gruppo di “STORIE ALLEGRE” del 1887, a breve, sceglieremo alcuni raccontini  per farli conoscere sul sito www.casaculturale.it ai ragazzi del nostro paese. Sempre in questo gruppo di lavori “Storie allegre” troviamo una favola in quattordici puntate che non ha la grazie di Pinocchio ma che si legge con vero piacere. Si tratta del lavoro “ PIPI “ o “LO SCIMMIOTTINO COLOR DI ROSA”  che sarebbe bene dare pure esso, a puntate, sul sito della Casa Culturale perché sia letto dai nonni e dai genitori ai loro bambini.

 

IL CAPOLAVORO “PINOCCHIO” CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO

Pinocchio più che un burattino dovremmo considerarlo una marionetta (corpo di legno e presenza di articolazioni). Il titolo originario era “Le avventure di Pinocchio”.

E’ ambientato nel periodo del Granducato di Toscana e lo possiamo capire dai termini “quattrini” , “soldi” e “zecchini d’oro”.

Uno zecchino d’oro corrispondeva a 400 quattrini, mentre un soldo valeva 3 quattrini.

Solo nel 1862 era subentrata la Lira Italiana.

Pinocchio per Collodi doveva essere un’opera allegorica della società del momento che era impietosa per i contrasti fra rispettabilità e libero istinto. Un’opera tristemente ironica sulle inadeguatezze dell’educazione e delle maniere di quel tempo.

Pinocchio non fu accolto bene dalla borghesia di quel tempo e si sconsigliava nella maniera più categorica la lettura della storia del burattino ai “ragazzi di buona famiglia”.

Le Istituzioni del momento addirittura rabbrividivano nel vedere per la prima volta dei carabinieri coinvolti in un’opera di fantasia !!!

Il successo popolare invece fu unanime e grandissimo.

La favola continua ad essere letta e apprezzata in tutto il mondo, dopo oltre cento anni, per la simpatia suscitata dal suo protagonista, così vicino, nelle sue debolezze e incoerenze, ai lettori piccoli e grandi di sempre.

Il succo della storia sappiamo essere quello che per diventare veri uomini, per abbandonare il nimbo dell’infanzia dove l’individuo è come un burattino in balia degli eventi, occorre comportarsi bene, ossia rispettare le norme della morale comune.

La parabola della vita non poteva essere rappresentata meglio di come lo fa questo legno vivente, simbolo di ribellione e bonaria superficialità e la sua trasformazione in ragazzino per bene , dopo tante avventure, ci lascia un po’ l’amaro in bocca.

Cosa rende Pinocchio eccezionale ? Sicuramente Il “ritmo”  della narrazione !

Lo scrittore si cimentava con la necessità che ogni puntata avesse una “bomba” ed un “gesto”.

Una “bomba” che in ogni puntata doveva esplodere per stupire.

Un “gesto” con la mano, una mano lanciata in aria, con una nuova bomba già pronta e che doveva esplodere la puntata successiva.

Collodi insomma scoprì tanti anni fa il fenomeno della “fiction” che attrae ora e inchioda sul divano tanti spettatori televisivi.

Il libro di “Le avventure di Pinocchio” contende alla “Bibbia” ed al “Corano” il primato dei libri più numerosi nel mondo ma noi siamo convinti però che il libro sul burattino “l’hanno letto tutti fino all’ultima riga”  mentre gli altri due forse in molte abitazioni rimane esposto nella libreria come un soprammobile.

Questo capolavoro è stato tradotto in oltre centoquaranta lingue e le varie illustrazioni dei suoi personaggi sono da sole un campionario di invenzioni fantastiche.

GLI INSEGAMENTI DEL RACCONTO

-       Pinocchio conosce Mangiafuoco e impara che anche i cattivi possono commuoversi.

-       Incontra il Gatto e la Volpe  e impara a diffidare di chi dichiara di essere interessato al bene altrui ma, intanto, fa i propri interessi.

-       Viene arrestato per essere stato derubato e sperimenta sulla propria pelle lo scarto che può esistere tra giustizia e legge.

-       Si fa convincere da Lucignolo a far parte della carovana dei bambini verso il paese dei Balocchi e impara che bisogna diffidare di chi ti propone di aver tutto e subito senza il  minimo sforzo.

-       Infine dentro la pancia del pesce-cane  (non la balena !)  ha la possibilità di mettere a frutto ciò che ha imparato nel corso delle sue peregrinazioni e assumersi la responsabilità di se stesso e del padre.

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MARGHERITA HACK E LE SU RIFLESSIONI

Abbiamo pensato bene di riportare alcune frasi di questa simpatica scienziata,  da tutti conosciuta ed amata,  la quale recentemente ha preteso che le accordassero ancora la sua brava patente di guida perché anche a novant’anni si sente valida e sicura di se.

La Hack ci fa simpaticamente capire con questo libretto su “Le mie favole” come Pinocchio può essere valido anche nei nostri giorni perché ci insegna a valutare il mondo in cui viviamo e che presenta situazioni analoghe a quelle che interessarono il burattino.

……. La Fata gli chiede di raccontarle com’era finito nelle grinfie degli assassini, e Pinocchio fa tutta una storia ma quando la Fata gli domanda dove avesse messo le monete d’oro, Pinocchio dice che le ha perse mentre le aveva nascoste in tasca. Ma ecco che il naso di Pinocchio si allunga. E la fata chiede: ”dove le hai perdute ?”. Altra bugia: “Nel bosco”. Il naso cresce ancora. “Bene, allora andremo a cercarle, perché tutto quello che si perde nel bosco si ritrova”. Ma una bugia tira l’altra e Pinocchio seguita: “Mi sono dimenticato, non le ho perdute ma le ho inghiottite”. Il naso di Pinocchio cresce ancora e ora è diventato così ingombrante da sbattere contro i muri e non passare più dalla porta

. Pensate se la stessa cosa succedesse a tanti nostri politici, che ancora più efficienti di tanti venditori di tappeti o di illusioni come i maghi e gli astrologi, ingannano milioni di elettori. Questi ultimi purtroppo non sono così smaliziati come la Fata  e ci ricascano più di una volta, nella speranza che qualcosa possa migliorare.

E pensare che un grande giornalista e conoscitore dell’animo umano come Indro Montanelli, ribadiva che gli italiani, dopo avere sperimentato una volta le bugie di Berlusconi, sarebbero rimasti immuni per sempre.

…….. Quando Pinocchio torna speranzoso al campo dei miracoli, naturalmente trova la buca vuota; disperato comincia ad innaffiarla, mentre un pappagallo sfottente ride a crepapelle. Pinocchio si rende conto dell’imbroglio subito e corre in città dal Giudice. Il Giudice è un vecchio gorilla che ascolta con pazienza e comprensione tutta la storia di Pinocchio e alla fine chiama due mastini in uniforme da gendarmi e ordina loro di arrestare Pinocchio. E’ la punizione per la sua dabbenaggine o è l’amara constatazione che spesso sono gli onesti o i ladri di polli a finire in galera mentre i grandi truffatori dai colletti bianchi guidano banche e grandi industrie ?

Un esempio come quello offerto dal governo Berlusconi, fatto di leggi ad hoc per sottrarre i potenti ai rigori della giustizia, di condoni agli evasori fiscali, addirittura di giustificazioni per chi non paga le tasse, è stato deleterio per un popolo come l’italiano che ha sempre considerato gli evasori dei furbi e non dei ladri, come se le tasse fossero un balzello arbitrario e non un modo per dare scuole, ospedali, trasporti pubblici, strade per tutti, un sistema per ridurre le differenze di reddito fra poveri e ricchi. Gli unici valori che ci ha offerto il centro destra sono stati il guadagno, l’apparire più che l’essere, l’ipocrisia e  la mancanza di rispetto verso chi ha ancora fiducia nell’onestà e nella sincerità.

…… Questo paese dei balocchi rappresenta oggi l’illusione di tanti adolescenti attratti dall’alcool, dalla droga, dalle bravate da bulli;  ragazzi che invece dovrebbero affrontare la vita con la gioia di poter sviluppare le proprie capacità nella scuola e nello sport, ma si lasciano sedurre da un paese dei balocchi che alla fine potrà portarli verso la galera o, peggio ancora, verso la morte.

……. Ecco che arriva un carro tirato da dodici pariglie di 24 ciuchini. E’ guidato da un omino bianco e tenero come una palla di burro, dalla voce suadente, carezzevole come un gatto che fa le fusa. L’omino di burro fa innamorare tutti i ragazzi che si affannano per salire accanto a lui. Un omino di burro lo vediamo anche noi spesso alla televisione e come quello di Pinocchio riesce a far credere agli ingenui elettori che il suo ultramiliardario padrone lavora e pensa solo per il loro bene.

 

 

UN PAESE DA SEMPRE CHIAMATO  “PINOCCHIO”

In Toscana, a metà strada fra Empoli e Pontedera, c’era un piccolo paese che moltissimi anni prima della stesura di “Pinocchio” portava questo nome.  Anzi, in epoca ancora più remota si chiamava “Pidocchio” perché all’incrocio fra la strada statale Tosco Romagnola e la via che collega San Miniato a Fucecchio esisteva un ponte sotto il quale sostavano per vari giorni girovaghi e zingari per i quali i pidocchi potevano essere facili amici .

Carlo Collodi conosceva bene questo paese perché in quel periodo lo scrittore si serviva spesso della vicina strada ferrata Firenze-Pisa. Nel suo lavoro “Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica” Collodi rammenta anche l’attuale stazione ferroviaria San Miniato-Fucecchio e la chiama stazione di  “San Pierino”.

Nei dintorni di questo paese chiamato “Pinocchio” fino al 1924 ci sono tutte le località che caratterizzano il capolavoro di Carlo Collodi :

-  Il “Podere del Grillo” è la proprietà agricola ed il ristorante apprezzatissimo attuale.

- “Fonte alle Fate” è una fresca ed amena località della collina sanminiatese.

- “La Quercia Grande” esisteva fino a pochi decenni fa in località Moriolo fra la scuola elementare ed il chiesino da poco recuperato, lungo la strada che collega San Miniato con Corazzano.

- Il paese “Degli Acchiappacitrulli” tutti lo conoscono nel Valdarno ma sarebbe indelicato ora qui riportarlo con il nome attuale.

- Sulla facciata della chiesa di Sant’Angelo, in località “Palazzo Torto” esiste da sempre una lapide del 1848 che tutti hanno sempre detto ricordava una giovane madre bellissima che lasciava a 28 anni tre teneri bambini. Una lapide come questa è raro trovarla in un piccolissimo centro agricolo come questo di Sant’Angelo. Questa figura di donna è sempre stata tramandata nella nostra zona come una fanciulla che poteva aver ispirato Carlo Collodi a ricordarla nel libro come fa “Fata dai capelli turchini”.  Sulla lapide si legge : 20/9/848  APQ  - Qui le spoglie mortali di Rosa Montanelli Nacci  freddo marmo racchiude – Fu sposa e madre affettuosa – Passò a vita migliore sul fiore dell’anno 28 di sua età lasciando dal dolore oppressi il consorte e tre suoi teneri figli che di lacrime aspersa questa memoria ponevano in argomento d’onore e d’affetto – Pregate per lei.

UN LIBRO SCOMODO PER LE AUTORITA’ DI OGNI EPOCA

Abbiamo detto come il libro di “Pinocchio” non fu accolto bene, anzi fu osteggiato, dalle “famiglie bene” o diciamo meglio dal “ceto dominante” nel 1800.

Questo avvenne anche nel periodo fascista perché Pinocchio poteva far troppo riflettere sulle ingiustizie dei gerarchi in camicia nera e dove un giovane come Giulio Scali, in questo stesso paese, poteva perdere la vita solo perché accusato di leggere qualche libro proibito dal regime.

Il nome “Pinocchio” , purtroppo, faceva perdere il sonno al sacerdote don Nello Micheletti il quale non tollerava che il suo paese portasse i nome di un burattino.

Don Nello era un prete ricco di istruzione ma rigidissimo e intollerante verso tutto ciò che non coincideva con le sue valutazioni,  in materia di fede e politiche. Non portava l’acqua benedetta in una casa se una ragazza o un giovane di quella famiglia aveva trascorso qualche ora di un pomeriggio a ballare nel salotto di amici. Usava infine la scomunica per chi non aveva votato come voleva lui con una determinazione incredibile e poi magari tacitava per una settimana le sue campane se le cose non erano andate come sperava.

Ebbene, nel 1924,  l’ottusità di un prete e l’imperio di un podestà che potevano fare quello che volevano in quel clima nefasto,  privarono del nome più conosciuto al mondo  un paese al centro della bella Toscana.

Dopo 90 anni ancora tutti zitti e il “Basso”  di San Miniato ancora rimane.  Amen !

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