Giugno 2011 VANDALI - L'assalto alle bellezze d'Italia Di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo

notizia pubblica il 29/06/2012 - ultimo aggiornamento del 29/06/2012

CASA CULTURALE DI SAN MINIATO BASSO

SEZIONE SOCI COOP DEL VALDARNO INFERIORE

 

Giugno  2011

VANDALI  -  L’assalto alle bellezze d’Italia

Di   Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo

Edizioni Rizzoli

 

 

Fare un riassunto di un libro come questo è impossibile, proviamo invece a riportare qualcosa che ci ha veramente colpito. Questa lista di cose incredibili sulla vita della nostra nazione dovrebbe essere conosciuta da tutti quelli che non hanno ancora capito dove una classe dirigente di incapaci e farabutti ci ha portato.

 

La storia sotto le ruote dell’autoblu

L’Appia Antica sarebbe proprio un bella bretella autostradale.    Niente semafori. Niente traffico.    Niente cittadini con la pretesa che la strada sia di tutti.

Ma percorrere la meravigliosa e delicata Regina Viarum in macchina non è proibito da decenni ?    Non ogni giovedì pomeriggio da parte dei prepotenti della politica che sfrecciano verso l’aeroporto sulle luccicanti autoblu dai finestrini oscurati.

La guardia del corpo del sanguinario imperatore Commodo figlio di Marco Aurelio per farsi largo sulla strada usava la frustra.   I consoli e i proconsoli del potere d’oggi usano i lampeggianti sul tetto.    Irrompono arroganti sull’antiva via consolare alla Porta di San Sebastiano, sfrecciano a cento all’ora sui sampietrini del primo tratto ignorando il limite di quaranta, inchiodano appena passata la tomba di Cecilia Metella per superare lentamente duecento metri di basolato che sarebbero fatali per le sospensioni delle monumentali berline, schizzano via accelerando e rallentando, di basolato in basolato, fino all’ultima deviazione che li riporta sull’Appia Nuova dopo aver saltato code e semafori.   Un pezzo è contromano ?    Chissenefrega ….

Chi comanda a Catanzaro e a Reggio spaccia le coste calabresi come fossero rimaste quelle descritte con stupefazione alla fine degli anni Settanta da Giuseppe Berto, pazzo d’amore per il Capo Vaticano.    Andarci oggi spezza il cuore.  Grandi maison coatto-hollywoodiane, palazzine senza intonaco, esercitazioni edilizie di geometri scadenti, verande appiccicate, baracche e baracchette.   Un abusivismo da spavento che toglie il sonno al procuratore Mario Spagnuolo:   “sono qui da due anni e passiamo il tempo a denunciare e perseguire abusi”.    In questa “Costa degli Dei”, così la chiamano, esiste una casa abusiva ogni 150 metri di costa e perfino 412 in luoghi di “gravi condizioni di rischio idraulico”, tutto il litorale è pieno di case, in Costa Viola, Costa dei Gelsomini, Riviere dei Cedri, tutti nomi che evocano paradisi ambientali ma nei fatti segnati da ferite di decenni di incuria, di complicità, di connivenze.

 

Il cane piscia nelle domus ? E’ la sua natura ….

“E questa è la famosa moquette degli antichi romani ….” Ride il custode che strappa i lembi di stoffa che coprono le pietre della stradina che porta alla stupenda Casa di Marco Lucrezio Frontone.   Doveva venire in visita Silvio Berlusconi (che poi non è venuto) e volevano portarlo anche qui.   Forse pensavano che la strada fosse un po’ sconnessa ….. Magari temevano che si slogasse una caviglia posando male i tacchi”

La moquette! Si sono posti il problema della moquette e intanto, nell’inverno del 2010, lo stupendo mosaico della Casa di Cecilio Giocondo scricchiola sinistro sotto i piedi. Irrimediabilmente destinato a sollevarsi, gonfiarsi, sgretolarsi. Come tanti altri mosaici di Pompei.

Tra le macerie di Pompei si aggira liberamente tra i cani randagi che pisciano pure sugli affreschi un solo archeologo. Uno. Antonio Varone.   Direttore degli scavi e di se stesso.  “Non credo che al mondo ci sia un museo archeologico all’aperto di oltre sessanta ettari con un solo archeologo”  ha detto il segretario generale dei Beni culturali Roberto Cecchi.  “Questa persona è lì, da sola, da anni.   Non da ieri.   Si occupa di tutto macinando chilometri a piedi :  non siamo in un campo da golf dove si gira con la macchinetta elettrica.   Persone come lui sono la spina dorsale della tutela, la sanno fare e la fanno con passione.   Per me sono eroi, Il Paese dovrebbe tenerne conto”.  Stipendio dell’eroe, che “lavora anche 12 ore al giorno” : 1500 Euro al mese.

A Pompei i soldi girano ma in altri campi e senza gare di appalto. Per la sistemazione del teatro che doveva costare 444.882 Euro più Iva si sono spesi 5 milioni 966 mila. 

 

Nella mani di barbari e cannibali.

            Scavando in un terreno per farci un supermercato, nel più sgangherato entroterra napoletano, avevano trovato casualmente un immenso tesoro archeologico :  una Pompei di quasi duemila anni più antica di quella annientata dell’eruzione nel 79 d.C. descritta da Plinio il Giovane.

Sotto gli occhi increduli degli studiosi era emerso un intero, piccolo villaggio dell’età del bronzo.   Che, investito da una pioggia di cenere lavica scaraventata in aria dall’eruzione vesuviana intorno al 1700 a.C. si era conservato intatto.    Tutto il mondo ne parlò e finalmente si sapeva con certezza come erano fatte le capanne e com’erano utilizzate.    Purtroppo lasciarono lo straordinario sito preistorico scoperto nell’autunno del 2001 in via Polveriera, alla periferia di Nola e più volte rimase sommerso dall’acqua, ingoiato da una fanghiglia che le pompe idrauliche non sanno risucchiare ed espellere.

Una vergogna. Da farci arrossire davanti alla comunità scientifica dell’intero pianeta. Non mancò di conseguenza un manifesto listato a lutto con lo scritto :“Dopo 4000 anni si spegne di nuovo tragicamente il villaggio preistorico di Nola. Ne diamo il triste annuncio “

Isabella Bossi Fedrigotti a proposito del nostro volerci fare del male ha scritto che “forse abbiamo troppo: troppi monumenti, troppe antichità, troppi beni artistici, per cui veniamo al mondo già saturi del bello, come certi bambini ricchi stufi – e perciò incuranti – dei tanti giocattoli che ingombrano le loro stanze. Tuttavia, chi ancora si lascia incantare dallo splendore delle nostre innumerevoli piccole e grandi città, dalla grazia dei loro edifici, dall’armonia dei paesaggi, non può che interrogarsi, incredulo e sconfortato, sulle misteriose e perverse ragioni che inducono all’incuria del territorio un popolo che al territorio – inteso come obiettivo turistico – spesso deve la sua sopravvivenza “.

 

Salviamo l’Italia ! (Dagli italiani)

Allarme: l’Italia è in mano agli italiani!     Sono anni che i giornali stranieri battono e ribattono su questa “emergenza”.  Che tiene insieme l’amore struggente per la nostra terra cristallizzata nell’immaginario collettivo da Wolfang Goethe e la diffidenza, la disistima o addirittura il disprezzo per noi che ci abitiamo.    Eredi sì di popoli e culture  straordinari, capaci di accumulare meravigliosi tesori d’arte, ma sciagurati dissipatori di tanta ricchezza.

“Quando si parla di patrimonio artistico agli italiani piace vantarsi che il loro Paese  è il più ricco al mondo anche se è cronicamente a corto di denaro per prendersene cura. Non è però solo una questione di soldi, accusano molti stranieri come l’irlandese Paddy Agnew. E’ una questione di mancanza di rispetto per il passato: Mancanza di decoro. Mancanza di autostima.   In testa la “cattiva gestione e l’eccessiva burocrazia.   Al secondo posto la “mancanza di fondi e i tagli alla cultura”.    Al terzo “incuria e trascuratezza”.    Al quarto “furti e vandalismo”.    Al quinto “orari e strutture”.   Tutto.

Poco negli anni è stato fatto per fermare il decadimento di questa ricchezza.    E molte delle opere gloriose di un tempo, che attraggono ogni anno due milioni e mezzo di turisti, si stanno semplicemente disintegrando.    Il vero problema è in realtà che i lavori vengono iniziati e mai portati a termine.    Manca la visione e l’organizzazione gestionale. Per questo per esempio Pompei sta volgendo verso la distruzione inevitabile e L’Unesco denuncia l’incuria in cui si trova un sito classificato fin dal 1997 patrimonio mondiale dell’umanità: “Pompei vive di rabberciamenti da cinquant’anni”.

 

C’erano una volta i Bronzi rockstar

Sono lontani i tempi dei milioni di turisti ma i custodi non mancano.

Nel 1996 entrarono al Museo di Reggio 118.000 persone di cui solo la metà paganti.

Nel 2000 i visitatori furono 151.000 sempre con il 57% muniti di biglietto omaggio. Poi sempre meno: 135.000 nel 2007 – 130.000 nel 2008 – 107.498 nel 2009 e solo 100.000 nel 2010 dei quali appena 12.000 stranieri, una trentina al giorno.

Il numero di quelli che vanno a vedere lo zoo di Pistoia è decisamente superiore.

Va da sé che gli incassi sono ridicoli: 132.000 Euro, lo stretto necessario per pagare lo stipendio e i contributi di quattro custodi:   Che però non sono quattro: sono sessanta ! Uno abbondante ogni due biglietti venduti giornalieri.    Una follia.

Il primo anno, quando i visitatori furono un milione, le autorità preposte strillarono subito :  assunzioni !   Urgono assunzioni!    E di custodi ne presero un’ottantina, tutti insieme.    In attesa , chissà, di assumere ancora ed ancora e ancora.

 

“Maestà, il popolo chiede cemento!”

Se vi piacciono i tondini di ferro arrugginito in cima ai pilastri, se adorate il calcestruzzo sgretolato dalla salsedine, se andate pazzi per i selciati sconnessi, se vi commuovono le scalinate di cemento armato che degradano sulla spiaggia demaniale fino al mare e le necropoli riciclate in discariche andate a Trascina, a due passi da Silenunte.

Su circa cinquemila case nate fuorilegge (tutte), oltre 800 sono così al di là di ogni limite di illegalità da non aver potuto approfittare del condono craxiano del 1985, né di quello berlusconiano del 1994, né di quello ancora berlusconiano del 2003 e neppure delle ammiccanti leggine via via tentate dalla Regione Sicilia.

Colpite dalla ordinanza di demolizione (obbligatoria) non hanno mai visto però una ruspa, un piccone, uno scarpello:   Sapete quante ne hanno abbattute, in questi anni ? Zero: zero carbonella.

Ma l’abusivismo non è solo al sud.   Secondo Paolo Berdini, docente a Tor Vergta, dal 1948 a oggi sono stati compiuti 4.600.000 abusi, più di 74.000 ogni anno, 203 al giorno.    Dal 1948 al 2010 sono stati costruiti 453.000 interi edifici abusivi, 7314 all’anno , 20 al giorno.    Il numero degli alloggi fuori regola è di oltre 1.700.000.    Significa in pratica che “circa 6 milioni di abitanti vivono in aree urbane abusive”.

 

Aiuto! La “Città Eterna” eterna non è.

Roma è una città devastata dall’abusivismo. La capitale ospita un ventesimo degli italiani, ma anche un nono di tutte le costruzioni illegali !

 

 

AAA Vendesi Venere, Lisippo, Caligola ….

C’è da vergognarsi a dirlo, ma è così. Un mese prima che la grande galleria d’arte californiana, sconfitta in tribunale e nella trattativa diplomatica, esponesse per l’ultima volta quella meravigliosa scultura comperata ad un’asta nel 1988 per 18 milioni di dollari e da allora cuore ammiratissimo del museo visitato ogni anno da un milione e mezzo di persone, il Comune di Aidone nel cui territorio sono i ruderi di Morgantina, la Provincia di Enna e la Regione Sicilia non avevano ancora deciso dove mettere quel tesoro in arrivo dall’America.

Il sindaco Filippo Ganci conferma che “in questi anni si sono succedute decine di incontri con le autorità regionali, la prefettura, la soprintendenza ma non si è giunti ad alcuna decisione concreta….”.

Mettetevi ora al posto degli abitanti isolati da secoli in questo borgo fuori dal mondo. Come è possibile non sognare, davanti all’arrivo dall’America  (“La Merica!  La Merica!”) di un capolavoro che richiamava a Los Angeles un milione e mezzo di visitatori l’anno ? “       I turisti tutti da noi !    Arriveranno i turisti!   A frotte!   Con le tasche gonfie di soldi!”.

E viene un groppo alla gola a scoprire come, a metà gennaio 2011, questo paesino, arroccato sui monti Erei, 5176 abitanti, zero librerie, zero cinema, zero teatri, zero internet point, si prepara ad accogliere quell’opera meravigliosa alta due metri e venti centimetri.

 

La cultura rende? Alla “cricca” senz’altro ….

I dati ufficiali sono implacabili. Dal quel 2001 in cui Berlusconi tornò al potere per restarci,  salvo la caotica parentesi prodiana,  i finanziamenti pubblici ai Beni culturali sono andati giù a precipizio.

In dieci anni, dal 2001 al 2011, sono calati del 40% : da 2386 a 1429 milioni di Euro. Ma se teniamo conto dell’inflazione, allora il crollo è stato del 50,5%.

La Gran Bretagna riunisce il suo patrimonio e realizza i due colossi National Gallery e il Britich Museum, la Francia con la sua storia unitaria e centralistica ha nel Louvre tutto il suo tesoro.

La nostra storia è tutta diversa, policentrica, di Comuni e Signorie, con i musei che nascono dalle collezioni dei Medici, Colonna, Barberini, Visconti, Gonzaga, Farnese, Corsini, Borghese, Montefeltro, Chigi.

Dice Settis dalla sua stupenda Normale di Pisa : “In città come Siena o Venezia non ha il minimo senso stilare una lista degli edifici ”importanti” , poiché tutto lo è.   Una chiesa, un palazzo, è degno di essere conservato in sé, ma soprattutto in quanto appartiene a una trama fittissima della quale è parte insieme a cento altre chiese e palazzi. In questo insieme coerente e armonioso, che è il prodotto di un accumulo plurisecolare di ricchezze e di civiltà, il totale è maggiore della somma delle sue parti”.

Le carte da giocare per attrarre milioni di visitatori sono molte.    Ma sono carte che richiedono anche più investimenti.    E soprattutto più attenzione nel distribuirli.    Ed è qui il guaio.    L’Italia, anche prima dei Berlusconi e dei Bondi, ha sempre puntato troppo poco su questo patrimonio immenso e quasi sempre gli scarsi soldi sono stati buttati per ragioni che poco o nulla avevano a che fare con la tutela del patrimonio artistico.

 

www.bidone.italia.it, milioni a perdere

L’Italia alla fine del 2010 era al settantesimo posto nel mondo nell’uso di internet dietro non solo a tutti gli altri paesi occidentali ma anche a nazioni come la Georgia, la Mongolia, il Kazakistan, la Thailandia e perfino la Giamaica …..

Umiliante.    Come umiliante è la classifica netindex.com per l’Europa.   Che ci vede ventiseiesimi su 27 Stati membri, davanti soltanto a Cipro.

Quanto alla hit parade sul versante dell’upload, siamo messi ancora peggio: ottantottesimi anche dietro l’Ecuador e il Madagascar .

Il rapporto 2010 di Akamail Technologies, rete globale dotata di oltre 73.000 server che gestiscono 487 milioni di indirizzi di 233 paesi, dice che tra le prime 100 città del mondo con internet più veloce, moltissime sono asiatiche, molte europee e neppure una italiana.

Eppure Silvio Berlusconi, nell’ormai lontano 2002, prometteva luminose aurore informatiche.  Bum!

Tornato al governo nel 2008, nella primavera successiva insisteva annunciando svolte epocali: “Nel giro di due anni si può arrivare a svolgere ogni pratica attraverso internet.    Garantiamo che entro la fine di questa legislatura l’Italia sarà in linea coi Paesi più avanzati nella modernità”.   Sì, ciao …..

Nel 2008 il Cavaliere ammise gigioneggiando di essere “un vecchio signore che ancora scrive a penna tutti i suoi interventi e anche quelli di altri che poi si lamentano perché non capiscono la calligrafia”.   Pochi mesi dopo, su questa sua estraneità al mondo del web, unica tra i capi di governo dei Paesi sviluppati, ammiccava :  “Io di internet a casa non ho bisogno.    Ho il mio internet umano, che è Gianni Letta”.    Sottosegretario, ma di banda larga ….

 

Emergenza non fa rima con trasparenza.

Per fare le cose era necessario dare un’accelerata. Indispensabile per superare i mille ostacoli burocratici di un sistema di regole paralizzante.

Cosa farebbe uno Stato serio ? Cambierebbe le regole. Da noi no: troppa fatica.   Ed è così che, soprattutto a partire del 2008, è passata l’altra linea: l’uso della Protezione come grimaldello per scardinare le saracinesche burocratiche.    Lo Stato che aggira le norme dello Stato.    Lo Stato che fotte lo Stato !

Un crescendo rossiniano: 28 nel 2001 – 34 nel 2006 – 49 nel 2009 ……

Trecentodue le ordinanze emanate dal  2001 al 2009.

Il Papa andava a Loreto ? Dichiarazione di emergenza. C’erano i Giochi del Mediterraneo ? Dichiarazione di emergenza. I Mondiali di ciclismo a Varese ? Dichiarazione di  emergenza.   E via via l’abuso dell’Emergenza è diventato un’Emergenza morale, amministrativa, giudiziaria.

Si è passati alla cultura dell’emergenza, all’idea cioè che qualunque problema o situazione possa essere affrontato e risolto solo se fatto rientrare entro la categoria dell’urgenza e della necessità.

Alessandro Campi ha detto giustamente che :”Se c’è un’emergenza, oggi in Italia, è che occorre uscire dalla cultura dell’emergenza”.    Il procuratore generale della Corte dei Conti Furio Pasqualucci a commento del rendiconto generale dello Stato del 2008 disse che   “La corruzione è una tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”.    Una tassa da almeno 60 miliardi di Euro l’anno.

 

Il torpedone in rosso

L’intervento pubblico a sostegno del turismo è una storia di fallimenti, imbrogli, assurdità.   Al Sud come al Nord.    Lo dimostrano due piccole vicende trasversali alla penisola.

La Regione Sicilia per facilitare ai visitatori la fruizione del patrimonio artistico e archeologico assume a tempo indeterminato 413 fra catalogatori “semplici” ed “esperti”. Non solo, la società di gestione, con l’aggiunta di oltre 700 custodi, ha complessivamente 1097 dipendenti dei quali 200 “funzionari direttivi” e 290 “istruttori direttivi” (insomma: metà ufficiali e sottufficiali, metà soldati semplici), ma la sproporzione rispetto alla resa del patrimonio culturale è da brividi.    Basti dire che il servizio di biglietteria in sette siti a Palermo ha portato in cassa nel 2009 alla società  31.877 Euro: il costo medio di uno – uno solo- dei 1097 dipendenti.

Mille chilometri più a settentrione, in Val d’Aosta, c’era una volta un trenino che da Cogne portava la magnetite estratta allo stabilimento siderurgico.    Chiuse le miniere gli amministratori locali decisero di usare quel trenino per portare i turisti.    E’ il 1979.   Il primo tratto è terminato nel 1990, il secondo nel 2003.    Poi controlli, revisioni, collaudi , rifacimenti, modifiche….  Si arriva al 2005.   Nel 2006 il trenino sarebbe pronto per partire ma saltano fuori nuovi problemi di oneri, di gestione, di gallerie inadatte ….   Facciamola corta : secondo gli esperti occorre rifare un sacco di cose spendendo almeno altri 20 milioni.    Dopo che già ne sono stati spesi 30.    Meglio chiuderla lì, smontare i binari e non pensarci più.    Coi trenini ci giochino i bambini.    Costa meno.

 

Ecco s’avanza Cetto La Qualunque.

I nuovi deputati della Prima Repubblica erano più giovani e più istruiti.

L’età media in cui si entrava in Parlamento nella Prima Repubblica era di 44,7 anni, contro i 48,1 anni della Seconda.

La percentuale dei nuovi eletti in possesso di una laurea è significativamente diminuita nel corso del tempo: dal 91,4 % della prima legislatura, al 64,6 % dell’attuale.  Un crollo di 27 punti.    Che risulta ancora più vistoso e preoccupente nei confronti internazionali.   Come quello con gli Stati Uniti dove, al contrario, i laureati presenti in Parlamento sono saliti dall’88 % al 94 %.    Trenta punti sopra di noi !

Il tema italiano ora è questo : può una classe politica come in questo momento abbiamo farsi carico di un patrimonio culturale straordinario come quello nostro ?

Quale futuro può avere un tesoro come il nostro nelle mani di un ceto dirigente che troppo spesso non legge, non studia, non sa nulla ?

 

E intanto la Casta pensa a sé …..

Quanto costano i voliblu dei ministri ?

A Londra vi basterebbe andare sul sito web di Downing Street : ci sono uno per uno tutti i viaggi all’estero fatti dai membri del governo dal 1997 a oggi.  Vi si spiega se il ministro ha viaggiato in treno, con volo di linea, con un aereo del 32° squadrone della Raf o altro apparecchio a disposizione.   Perché viaggiava e chi c’era a bordo.

Qui da noi no !   Zero su internet, zero sui documenti ufficiali, zero sui bilanci a disposizione dei cittadini.   Inutili se sollecitazioni.    Inutili gli appelli alla trasparenza.  Inutili i richiami alla differenza col Regno Unito e gli USA. In Italia non si deve sapere niente su questi argomenti.

Un parlamentare statunitense, mentre fa il parlamentare può fare solo ed esclusivamente il parlamentare.   Se sei eletto fai quello e basta.   Ci mancherebbe altro. Non esistono eccezioni.

Da noi ci sono parlamentari come Niccolò Ghedini e Pietro Longo o addirittura presidenti della Commissione giustizia come Giulia Buongiorno che continuano a fare gli avvocati.

Prendiamo le autoblu. Renato Brunetta dice che sono 86.000, per un costo di 2 miliardi e mezzo, più 75.000 circa di altri mezzi usati per i servizi di sicurezza e vigilanza. “Dimezzabile in tre anni “ spiega il piccoletto.    Per questo nel 2010 ha promesso un provvedimento a settembre.   Poi un disegno di legge ad ottobre.   Quindi un decreto d’urgenza per fine anno.   Poi è arrivata l’Epifania, che tutte le feste le porta via. 

Furente il direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar, è sbottato: “L’Italia investe ogni anno 42 milioni di Euro in più per le autoblu che per la cultura”.   Errore: il costo del parco macchine vale quasi due volte e mezzo gli stanziamenti culturali.

E per consolarci pensiamo a come Camera, Senato e Quirinale costano ogni anno quasi 1900 milioni di Euro.  Cioè sette volte l’amputazione di 281 milioni di Euro  ai Beni culturali.

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