Marzo 2013 - Roberto Baggio

notizia pubblica il 28/03/2013 - ultimo aggiornamento del 28/03/2013

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MARZO 2013

ROBERTO BAGGIO

La vita del grande campione dalle sue biografie:

“UNA PORTA NEL CIELO”  e “IL SOGNO DOPO”

 

UN PADRE SPORTIVO, PRIMA CALCIATORE E POI CICLISTA

Il padre di Roberto Baggio aveva otto figli : Gianna, Walter, Carla, Giorgio, Anna Maria, Roberto, Nadia ed Eddy.

Questo genitore amava molto la bicicletta ed un suo figlio di chiama Eddy in onore del grande Mercks. Fu anche un discreto calciatore ed Il nome Roberto è in ricordo di Bettega e Boninsegna. Walter invece, altro figlio si chiama così in onore di Speggiorin, un’ala del Vicenza. Il nome  Giorgio invece è un tributo a Chinaglia.

STUDENTE MEDIOCRE MA TANTO CALCIO

Roberto Baggio  non andava molto bene a scuola e infatti fu bocciato in seconda media. Il pallone era la sua vita. “Ero sveglio, ma non mi applicavo” dice di se Roberto., “per me studiare voleva dire sottrarre tempo all’allenamento. I nostri tempi erano folli: uscivamo dalla scuola, affiggevamo un cartello con le formazioni con la scritta : “Chi non si presenta al nostro campo, non giocherà mai più”  . Era una minaccia spaventosa , infatti non mancava mai nessuno. Dopo due ore di partitella, magari sotto un sole che ti cavava il cervello, andavamo all’allenamento, quello  vero, al campo sportivo dell’allenatore Zenere”. Nelle partitelle con i ragazzi del quartiere l’esito era quasi sempre scontato, chi aveva in squadra Baggio vinceva !

Una volta il professor Tedescato disse a suo padre: “Se i libri fossero rotondi, insegnerebbe anche a noi”. 

Nel Vicenza, per giocare negli allievi, bisognava avere 14 anni ; Roberto ne aveva tredici e quindi per mesi si allenò senza mai giocare.

L’anno successivo fu schierato nella squadra denominata “Beretti” e solo a 15 anni giocò nel Vicenza nella serie C1.

Nelle giovanili il suo ruolino di marcia è incredibile: 120 presenze, 110 gol.

Nel 1982, a Veronello, il primo infortunio: menisco del ginocchio sinistro. Sosta di un paio di mesi e poi di nuovo in partita in una Vicenza dove tutti lo amavano.

Nel 1983-84 sei presenze in prima squadra e arriva l’esordio in Nazionale con l’Italia under 16.

Nel 1984 Giorgi lo promuove stabilmente in prima squadra : 29 presenze e 12 gol

Baggio era così bravo che si scatenò un’asta sul suo conto, asta alla quale il Vicenza, bisognoso di liquidi, non poteva restare sordo.

ARRIVA PONTELLO E LO PORTA A FIRENZE

         Due  miliardi e settecento milioni di lire, non male per un ragazzo di 18 anni che giocava in C1. Ma a Firenze ci avevano visto bene.

            Solo due giorni dopo l’acquisto della squadra toscana, si giocava la partita Rimini-Vicenza, dopo pochi minuti dall’inizio, e già il Vicenza vinceva, in una scivolata rincorrendo un avversario dal dietro, la gamba di Baggio si è girata all’incontrario.

Sono partiti :

IL CROCIATO ANTERIORE, LA CAPSULA, IL MENISCO

E IL COLLATERALE DELLA GAMBA DESTRA.      Una tragedia !

            I Dirigenti della Fiorentina furono però molto corretti. Dissero che con quel ragazzo valeva la pena di aspettare, che era giusto fare una puntata grossa.

            Ricordiamoci che giocatori come Zmuda, Briaschi e Marangon avevano dovuto smettere per traumi simili a quello di Roberto Baggio.

            Baggio ha sempre detto che da quel tempo ha sempre giocato con una gamba e mezzo. Una gamba è rimasta più piccola dell’altra, un ginocchio ad orologeria ed i menischi praticamente non esistono più.

Nei terreni duri il dolore è molto più forte; Baggio, a dispetto del suo talento, ha sempre preferito i terreni allentati, morbidi, così che la gamba non risente dell’effetto rimbalzo. Ha cercato infatti sempre di giocare in città fredde ed umide, un clima malefico per un giocatore tecnico ma la sua gamba voleva così.

            Al suo arrivo a Firenze Baggio era un campione diciamo virtuale. Diciotto anni, un curriculum da fenomeno ed un ginocchio da storpio.

Ma Firenze lo ha amato tanto, e da subito. Non lo fece mai sentire solo, distrutto nel suo dolore Al contrario di certi medici il pubblico di Firenze non smise mai di incitarlo, di dirgli che ce l’avrebbe fatta.

Contro tutti e contro tutto, grazie all’amore di questa gran massa di appassionati del pallone, grazie specialmente a loro ce la fece davvero !

UN FUNAMBOLO MERAVIGLIOSO

         Il miglior Baggio lo si è visto con la maglia viola, nella amata Firenze. Un funambolo meraviglioso e divertente come in quegli anni Roberto non lo è stato più. Tutto gli veniva naturale e facile. Una folla di appassionati del calcio lo seguivano anche negli allenamenti.

            All’inizio del 1986 il fortunato incontro con il dottor Pagni, il fisioterapista tanto bravo quanto umano e convincente a far capire al ragazzo che non ci voleva fretta, che se avesse continuato a giocare come aveva caparbiamente fatto nel torneo di Viareggio, si sarebbe presto rotto del tutto, e per sempre.

Baggio non ne poteva più di non giocare, di non uscire con gli altri ragazzi, di stare sempre a casa con la gamba alta e la borsa del ghiaccio sul ginocchio. Ma il tendine era tagliato e il muscolo non aveva più la forza e lo spessore dell’altro.

            Ma anche Firenze fu straordinaria con Roberto. Gli voleva un bene incredibile fin dal suo arrivo.

I fiorentini sono gente speciale.

Baggio sentiva l’affetto dei bambini, degli adulti, degli anziani: di tutti.

Dirà di se : ”Firenze mi ha adottato, coccolato, aspettato. E’ una cosa che non potrò mai dimenticare, anche per questo il mio addio a Firenze è stato traumatico. Io sono un tipo riservato, che si riguarda ad aprirsi in profondità con le persone ed i toscani invece e in particolare i fiorentini hanno un carattere aperto , sfrontato. Eppure, tra me e loro, l’intesa era semplice, naturale”.

            Un pensionato diceva sempre che la sua vecchiaia aveva ritrovato la gioia della giovinezza nel vedere quel ragazzo che con i piedi avrebbe potuto riparare il tuo orologio. Lui come tanti altri appassionati non avrebbe mai, per nessun motivo, perso l’allenamento della Fiorentina dove quel ragazzino faceva col pallone cose incredibili.

QUALCUNO PERO’ LO VOLLE,  “ UNO TROPPO POTENTE “

            Dice Roberto della sua partenza da Firenze “Nulla era più lontano da me dell’idea di andarmene da Firenze. Eppure me ne dovetti andare. Perché qualcuno lo volle. Un qualcuno così potente che non potevo contrastare. Ci provai, ci provai davvero con tutte le mie forze, ma ero solo un ragazzo. Avevano già deciso tutto”.

            E’ stato un addio doloroso, che ha lasciato ferite non rimarginabili. Baggio si sentiva come un innamorato a cui viene tolta, senza motivi presentabili, la donna amata.

            Roberto Baggio era arrivato a Firenze in condizioni spaventose: il ginocchio gonfio, le stampelle, le unghie mangiate dal nervosismo, il morale sotto i tacchi.

Il Presidente Baretti, più che Pontello, aveva la rara dote di capire le persone e dare fiducia. Non smise mai di credere in quel ragazzo anche quando qualche medico scuoteva la testa.

            La prima annata in viola si chiude senza alcuna presenza in campionato.

L’anno successivo poteva essere l’anno buono ma la malasorte colpisce ancora il povero ragazzo !. Il 25 settembre ’86, prima della partita con l’Inter, fa una finta nei brevi istanti del riscaldamento e parte

il menisco, ancora il ginocchio destro, proprio nella parte saturata.

Solo l’affetto e la bravura di Pagni e del professor Beccani lo rimettono in corsa senza l’operazione.

Il 6 dicembre ritorna in campo in una partita amichevole e si fa male di nuovo !! PARTE DEFINITIVAMENTE IL SOLITO MENISCO

e questa volta l’operazione è inevitabile !

            Ogni settimana Pagni diceva a Baggio :

“Dai Robi, un’altra settimana e poi ci siamo”.

Così per settimane  e  mesi.

Infine il Presidente Baretti lo manda a Foggia, dal professor Vittori, il mago dell’atletica leggera che aveva seguito Mennea.

            Nel campionato 1986-87 riuscì a giocare le ultime cinque giornate del campionato ed a Napoli del grande Maradona, accanto ad Antognoni che gli voleva un sacco di bene,  il suo capolavoro : con una punizione magistrale segna permettendo alla squadra fiorentina di salvarsi.     

            Nel campionato 1987-88 finalmente esplode il genio del ragazzo ed a San Siro,  il 20 settembre, una rete capolavoro al Milan di Sacchi :

un’azione travolgente che salta l’intera difesa e il pubblico avversario

 estasiato e  tutto in piedi  che lo applaude a lungo,  per diversi minuti.

L’allenatore di Roberto Baggio era in quei tempi Eriksson il quale aveva una fiducia cieca nel suo attaccante. Difficile pensare ad un accordo così pieno fra giocatore ed allenatore.

Questo bel connubio si ripeterà poi solo con Mazzone in quel di Brescia.

Ed arriva naturalmente  anche l’approdo alla Nazionale, prima in quella under 21 di Maldini ed a quella di Zoff per l’Olimpica.

Poi con Vicini esordio a Roma nella prima squadra:

con una punizione tirata in maniera splendida nella gara contro l’Uruguay a Verona tutti capiscono chi è questo nuovo ragazzo in campo.

In estate le nozze con la sua Andreina con tanta gente e moltissimi tifosi fiorentini. E non manca l’amico Benigni con lo striscione: “Forza Roberto. Firenze ti ama”.

Il campionato 1989-90 fu l’ultimo con la Fiorentina.

Firenze l’adora, Roberto ama Firenze e fa 17 reti in 32 partite.

Ma purtroppo Pontello si era già accordato con Agnelli per il suo trasferimento già nell’estate precedente.

NON ME NE SONO ANDATO : MI HANNO MANDATO VIA

Dice Baggio: “Quando Berlusconi provò ad acquistarmi, Agnelli gli rispose che potevano accordarsi su tutto, ma che Baggio era già bianconero ! Sono stato il protagonista passivo di una vicenda che mi riguardava direttamente. Una sensazione bruttissima, che mi ha segnato per tutta la vita”.

A quel tempo non c’era ancora la legge Bosman ed i calciatori erano in completa balìa delle società. Questi ragazzi era pura merce di scambio fra le società.Pontello aveva deciso di vendere il giocatore per incassare tanti soldi e nessuno ci poteva far nulla.

Dice ancora Baggio : “Finché ho potuto ho lottato, ma era come lottare contro i mulini a vento. Andavo a guadagnare il doppio. Andreina era incinta. C’era un Mondiale alle porte, chi me lo faceva fare di lottare da solo contro il sistema ? Se insistevo mi stritolavano ! E’ stato un addio quasi disperato. Quel travaglio interiore mi ha lasciato una malinconia di fondo, un sapore amaro che non mi è andato più via. Non avevo nulla contro la Juve ma se fosse dipeso da me non ci sarei mai andato. Sono un professionista e quando ho capito che il mio destino era scritto, ho agito da professionista”.

L’approdo alla Juventus di Baggio turbò profondamente migliaia di tifosi viola. Per loro quelli di Torino erano gli avversari di sempre, i “gobbi”.

Sappiamo tutti che Firenze non potrà mai dimenticare come i taciturni, testardi e seriosi piemontesi distrussero il centro storico fiorentino per creare, dove esiste ora Piazza della Repubblica, una copia doppione della loro città sotto le Alpi, con quei mastodontici e tetri palazzoni tutti  uguali che niente hanno a che vedere con il calore della città toscana.

Tutte le caratteristiche case-torri della vecchia Firenze, tirate su dalle sue “corporazioni”, costruzioni  uniche nel loro genere nel mondo, tutto il reticolo di strette vie con edifici e piazzette piene di vita, tutto fu distrutto e spazzate via nell’ossessione di costruire, a metà della penisola italiana, una  provvisoria capitale d’Italia che durò infatti solo quattro anni.

Tutti sapevano che la capitale definitiva della penisola italiana doveva essere la città al momento occupata dal Papa, il nemico dei Savoia, e quindi quel massacro di Firenze fu solo una cattiveria, e i fiorentini non lo dimenticano.

I tedeschi, durante l’ultima guerra, completarono l’opera di demolizione delle case-torri rimaste attorno al Ponte Vecchio, l’unico  che lasciarono intatto mentre minarono gli altri, uno spregio che non aveva alcuna motivazione strategica per l’esito della guerra.   

CAMPIONATO DEL MONDO 1990 IN ITALIA

Baggio preparò il suo primo campionato del mondo a Coverciano, nella sua amata Firenze, fra le urla e gli insulti dei fiorentini che gli urlavano “traditore”, “venduto”, “Giuda”.

Il giocatore aveva conquistato la Nazionale grazie alla maglia viola. Erano stati infatti i tifosi fiorentini a lanciarlo e accompagnarlo con affetto  nell’ avventura azzurra.

Roberto Baggio era arrivato da Torino al ritiro della nazionale,  nella sua Firenze, con la testa rotta, triturata dalle polemiche. Frastornato dalla rivolta di quelli che tre mesi prima lo avrebbero osannato e che ora invece era considerato solo un  perfido traditore.

Il giocatore doveva addirittura  arrivare sdraiato dentro la volante della polizia e l’allenatore della nazionale  Vicini fu costretto a chiudere al pubblico il Centro Federale.

In quel clima infernale Roberto ebbe la forza di prepararsi al meglio e finalmente nella partita contro la Cecoslovacchia arrivò la sua liberazione.

Un gol fantastico : partenza da metà campo, ricamare dribbling impossibili fino a saltare anche l’ultimo difensore e disorientare il portiere con una finta magistrale. Una rete bellissima che significava per il giocatore che le avversità non lo avevano ucciso.

Il Baggio delle magie c’era ancora. Poi con la Bulgaria il giorno di completa gioia : due reti, un assist  meraviglioso e il massimo in pagella in tutti i giornali sportivi del mondo.

L’Italia era la grande favorita ma Baggio fu tenuto in panchina nella semifinale. Era il sostituto di Vialli e il mister forse aspettò troppo a metterlo in campo per rimediare.

            Vicini aveva scelto Vialli come titolare e la partita rimase bloccata sull’1 a 1 fino all’ultimo quarto d’ora quando finalmente Roberto fu ammesso nel campo di gioco.

La partita finì ancora in pareggio e quindi si andò a giocare la vittoria  ai rigori.

Baggio fece il suo centro ma Serena e Donadoni sbagliarono il calcio di rigore e all’Italia rimase da gareggiare solo per il terzo posto che conquistò battendo l’Inghilterra.

In questa partita per il terzo posto Baggio realizzò  la sua rete e fece l’assist giusto per un secondo gol. In questo campionato del mondo si verificò una cosa quasi incredibile:

 l’Italia aveva vinto cinque partite su sei, con un solo pareggio  ed era soltanto terza   !!

INTANTO RIMANEVA UN BASTARDO PER TUTTI  

Per i viola della sua amata Firenze Baggio rimaneva un traditore, un giuda, uno sporco gobbo.

Agli occhi degli juventini era invece un bastardo fiorentino, uno che non voleva venire a Torino, un viziato che non amava la Vecchia Signora.

Per come era stato gestito il trasferimento insomma Baggio aveva ottenuto l’invidiabile risultato di essere odiato da tutti. I soldi e la potenza dell’Avvocato Gianni Agnelli erano riusciti in questo bel capolavoro ! 

Baggio  riuscì con fatica a conquistare a Torino solo una parte della tifoseria bianconera. Una buona parte non la conquistò mai fino in fondo.

Lui d’altra parte non si ambientò mai completamente nella nuova città. Non legò fino in fondo con Torino. Viveva appartato e quando poteva non dormiva a Torino ma fuggiva da sua moglie che era in attesa di un bambino.

Giocò dal 1991 al 1995 nella fredda città sotto le Alpi mai ritrovando la gioia e il calore che aveva lasciato a Firenze. “In ogni città che visitavo, cercavo la bellezza di Firenze. Ma non potevo ritrovare la “mia” Firenze. Quando gioco al Franchi sento ancora gente che mi urla dietro “Giuda”. Non ha ancora smesso di farmi male, quell’insopportabile contraddizione di sentirsi chiamare traditore, quando, in realtà, si è stati traditi”.

A Torino con il primo allenatore Maifredi Roberto Baggio ebbe un bel rapporto, si capirono fin dai primi giorni. L’allenatore aveva costruito la squadra attorno a lui e all’inizio le cose andarono molto bene.

Ma col tempo una parte della squadra si mise a remare contro l’allenatore e il fallimento di Maifredi fu anche quello di Baggio alla Juventus. Anche con gli allenatori successivi mai Roberto Baggio si sentì completamente a suo agio nella squadra torinese.

 

IL RIGORE CHE NON VOLLE TIRARE CONTRO LA FIORENTINA

Prima della partita a Firenze contro la vecchia squadra del cuore Baggio aveva detto all’allenatore Maifredi che se ci fosse stato un rigore lui non l’avrebbe voluto battere. Destino fu che il rigore ci fu davvero e De Agostini lo fallì.

I tifosi juventini non gli perdonarono quella sua decisione di rifiutarsi a battere il rigore e quando poi lo stesso Baggio che era stato sostituito in campo raccolse una sciarpa viola piovuta dagli spalti e il “Franchi” esplose in applausi scroscianti i “gobbi juventini” capirono quanto il loro giocatore fosse ancora legato al pubblico della curva Fiesole.

Roberto volle forse con quel gesto istintivo salutare e accomiatarsi dai tanti tifosi toscani che, pur avendolo fischiato per tutta la partita, lui sapeva benissimo che ancora era nel loro cuore. Sentiva che anche loro come lui non potevano aver dimenticato tanti anni di gioia comune sotto la torre di Maratona.

Alla fine di quel Fiorentina-Juventus scoppiarono polemiche violente in camppo juventino, amplificate naturalmente dalla stampa,  e i più gentili fra gli scatenati torinesi si limitavano a considerare il povero Baggio  un “perfido e incosciente immaturo”.

La società non lo difese e fu solo Maifredi a rincuorarlo dalle critiche abbracciandolo davanti ai compagni negli spogliatoi. Lo stesso allenatore ebbe a dire in tribuna stampa che il suo sogno non era allenare una grande squadra, ma allenare una squadra dove giocava Roberto Baggio.

Gli anni alla Juve furono veramente difficili per Baggio. Non poteva neppure uscire di casa, era letteralmente assediato. Gli alberghi erano letteralmente blindati.

Sempre così fino ai mondiali del 1994 in Argentina quando un bambino lo riconobbe e tutto l’aeroporto assediò il nostro campione. Se non interveniva la polizia a quest’ora Baggio era ancora lì.

IL DUO BONIPERTI - TRAPATTONI DAL 1991-92 AL 1994

Agnelli non aveva mai amato Maifredi che voleva realizzare un gioco-spettacolo e aveva inteso portare a Torino il calcio-champagne. Da padre-padrone come sapeva di essere lo allontanò per affidare la squadra al concreto tandem Boniperti-Trapattoni.

Baggio fu subito felice di lavorare con Trapattoni. Ha sempre detto che fu una fortuna per lui aver lavorato con quel tecnico,  “una persona con la quale puoi eventualmente anche discutere, un uomo vero, un uomo di parola”.

Gianni Agnelli giudicava Baggio  “erede naturale di Platini”  ma che non era arrivato ai suoi livelli complessivi.  Una volta lo definì addirittura  “un coniglio bagnato”.

Ma il valore vero di Baggio lo hanno dato nel tempo i tantissimi riconoscimenti di migliaia di osservatori di tutto il mondo. Unanime è il giudizio su questo giocatore :

Roberto Baggio è il terzo giocatore di tutti

i tempi, meglio di lui solo Pelè e Maradona

Fortunati siamo stati noi toscani che per primi l’abbiamo conosciuto ed apprezzato nella città dove purtroppo l’amore e l’odio hanno sempre avuto una gradazione sopra le righe : Dante e Savonarola insegnano.

I fiorentini ti possono amare e stimare tantissimo ma l’alternativa a questa situazione è solo quella di essere ignorato  oppure deriso od odiano a morte.

UN MILAN TROPPO FORTE IN QUEL TEMPO

La società bianconera acquista Vialli ed è convinta che lo scudetto non può sfuggirgli ma Capello ed il suo Milan sono invincibili.

In campo internazionale le cose andarono meglio alla Juve. Nella semifinale di Coppa Uefa con il Paris Saint-Germain una doppietta splendida di Baggio rovescia la situazione iniziale negativa ed anche a Parigi il nostro codino firma il gol decisivo.

Il capolavoro della stagione fu la finale contro il Borussia Dortmund dove alla segnatura iniziale dei tedeschi seguì una doppietta di Roberto Baggio e poi il gol di Dino Baggio. Il ritorno a Torino fu una partita che mandò completamente in delirio il pubblico.

Naturalmente non poteva mancare in questo periodo d’oro di Roberto Baggio  il “pallone d’oro” 1993, terzo italiano dopo Rivera e Paolo Rossi.

E ancora il “Pallone di Platino” e poi il  “Premio Fifa” e il  “Premio come Miglior Giocatore del Mondo”.

Con Trapattoni la Juve vinse solo una Coppa Uefa ma il Milan era veramente troppo forte in quegli anni ! Anche senza risultati eclatanti Baggio era però una vera stella che dava spettacolo e faceva convergere in ogni stadio valanghe di spettatori.

Ma in quegli anni arrivò  purtroppo per Baggio la grande macchia nera del calcio di rigore sbagliato a Pasadena in America, nella finale mondiale con il Brasile.

CAMPIONATO DEL MONDO 1994 IN AMERICA

         Baggio fu stupendo nel portare la squadra in finale ma la finale con il Brasile si concluse ai calci di rigore e tre dei nostri, fra cui Baggio, fallirono il loro tiro. Una maledizione. Fummo vice-campioni per colpa di “un pallone scagliato troppo verso il cielo”

ARRIVA LIPPI E FINALMENTE IL CAMPIONATO PER LA JUVE

Fu una stagione che la Juve visse da dominatrice e nella quale Baggio dette un contributo determinante per vincere il titolo italiano.

Purtroppo a Padova il nostro Roberto subì l’ennesimo infortunio :

Crack al ginocchio destro, il solito, il disastrato, due mesi fermo !

Nel frattempo a Torino, nella Juve, era esploso Del Piero e la dirigenza bianconera non aveva voglia di confermare un giocatore di 28 anni, rotto tante volte, con l’ingaggio alto come quello di Roberto Baggio.

 D’altra parte anche Lippi voleva una Juve “Baggio-indipendente” e Roberto capì che bisogna farsi da parte. Scelse il Milan di Capello e vinse subito il Campionato Italiano.

CAPELLO SCEGLIE DI ANDARE AL REAL MADRID

Baggio si trovò subito bene con Capello allenatore e conquistarono alla grande il titolo italiano nella stagione 1995-96. In finale di stagione però Capello decise di espatriare in Spagna  e la musica cambiò. 

PRIMA BENE CON TABAREZ E POI GELO CON SACCHI

Tabarez fu l’allenatore che subentrò a Capello. Tabarez era secondo Baggio una persona simile a Maifredi : onesto , leale e che stimava e stravedeva per lui.

All’inizio la squadra giocava anche bene ma poi all’interno dello spogliatoio qualcuno ha iniziato a fare fronda e Tabarez è saltato. Nel calcio sono cose frequenti.

Arriva Sacchi e nei confronti di Baggio si crea un gelo sempre più deprimente.

Dice Baggio nel suo libro :  “Per lui sembrava quasi che io non esistessi neppure. Io avevo la coscienza a posto: durante la settimana mi allenavo, facevo il mio lavoro, nella eventualità (remota) di essere impiegato con maggiore frequenza”.

 Quell’anno passò senza gloria e dal momento che Roberto Baggio seppe che al Milan sarebbe ritornato Capello il nostro dovette rifare i suoi calcoli.

Capello gli disse chiaramente che avrebbe chiesto alla società un rinnovamento con giocatori forti fisicamente. Baggio capì che era l’ora di farsi da parte e togliere il disturbo. La sua scelta cadde felicemente su Bologna.

A BOLOGNA STUPENDA ACCOGLIENZA , COME A FIRENZE !

“Bologna mi ha abbracciato come solo Firenze aveva fatto”. Così ha sempre detto Roberto Baggio. A Bologna si sentì rinascere.

 “La Bologna che ho nel cuore è quella che per me si abbonò allo stadio e che per una volta preferì il calcio al basket. Quella che non mi ha mai abbandonato. E’ stato un anno indimenticabile. Si dice che a Bologna si può rinascere: a me è successo”.

“Soltanto il primo periodo che ho passato a Firenze è paragonabile al piacere che ho provato vivendo e giocando a Bologna. La città mi amava, io amavo lei”.

“Ricordo i tifosi che mi applaudivano, la gente che mi salutava, la ritrovata maglia numero 10, i gol da funambolo, gli assist dei bei tempi, le imprese memorabili, e quel girone di ritorno nel quale non temevano nessuno. A fine stagione ero felice come un ragazzo.  A Bologna ho compiuto trent’anni. Fosse stato per il cuore, a quest’ora sarei ancora lì, a spegnere le candeline, a inventarne altre. Un abbraccio da prolungare”.

MA RENZO ULIVIERI, DOPO UN PO’, LO TENEVA FUORI !!

Attorno a Baggio c’era grande entusiasmo fin dall’inizio. C’era stato il record degli abbonamenti.

Dice Roberto nella sua autobiografia :  “Forse intorno a me c’era troppo affetto, qualcuno si ingelosì. Renzo Ulivieri non mi voleva, lo aveva detto chiaro e tondo prima che arrivassi. Appena ha saputo del mio acquisto ha fatto una sceneggiata, dimettendosi per finta, giusto per attirare l’attenzione e mettere le mani avanti”.

“Passata la buriana estiva, una volta che ci siamo incontrati nel ritiro di Sestola, si è mostrato molto disponibile, mi ha dato la fascia di capitano. Sembrava sincero, ma gli doleva il fatto che lui fosse lì da tempo, io da pochi giorni, e già i bolognesi parlavano più di me che di lui”.

“Una volta che ero squalificato l’allenatore Renzo Ulivieri ha dato la fascia di capitano a Marocchi. Quando sono rientrato, mi ha garantito : UN’ALTRA SETTIMANA E TORNI CAPITANO.  Via così per tutta la stagione;   non sono più stato capitano !”.

In quel periodo di burrasca si fece vivo Moratti ma Baggio rispose risolutamente che lui rimaneva a Bologna. Trentamila persone si erano abbonate al Bologna perché sapevano che c’era lui, non poteva tradire quella gente.

Ulivieri continuava a tenerlo in panchina. Baggio, prima della partita con il Milan, sarebbe stata la sua partita da ex e ci teneva tanto, aspettava con ansia il suo rientro promesso. Solo il sabato sera sa che rimarrà in panchina.

Lo stesso avviene con la successiva partita, a Bologna, con la Juventus, e allora Baggio ebbe la conferma che l’allenatore lo prendeva in giro. “Ho avuto fortuna” dice ora Roberto “Se il Bologna avesse vinto quella partita con la Juve, io non avrei più messo piede in prima squadra. Addio stagione, addio Mondiale. Ulivieri non aspettava altro che poter dire : Visto, il Bologna vince anche, e soprattutto, senza Baggio !  Gli è andata male, perché il Bologna ha perso 3-1, senza storia” .   “L’Ulivieri  che ho conosciuto io soffriva di protagonismo. Ci sono allenatori che rifiutano il dialogo, gelosi, che devono fra sempre vedere di aver scoperto l’acqua calda…..”

  Dopo la batosta contro la Juve fu assolutamente necessario, quando si stava profilando pericolosamente la retrocessione in serie B,  rimettere in squadra Roberto Baggio  e da quel giorno la squadra fece 32 punti senza più perdere una partita. Baggio in 14 partite fece 22 reti !   

Una serie di partite fantastiche della squadra felsinea nel tripudio di migliaia di bolognesi presenti sia a Bologna che fuori casa. Lo spettacolo di quel Bologna di fine campionato è rimasto nella memoria dei bolognesi come il capolavoro di un fantasista incredibile.Un Baggio incontenibile e fantastico nelle sue funamboliche giocate che tutta Italia ammirò e che pretese naturalmente che fosse chiamato poi per il mondiale in Francia

ALLA CORTE DI MORATTI ,  A MILANO NEL CAMPIONATO  1998-99

Roberto Baggio sapeva che per il prossimo campionato sarebbe arrivato a Bologna Mazzone, un allenatore che gli voleva veramente bene.

Tuttavia scelse di andare da Moratti, all’Inter. Il perché ce dice l’interessato : “Andai all’Inter per una scelta professionale. Se avessi dovuto seguire il cuore sarei rimasto a Bologna. Scelsi l’Inter perché avevo più di 31 anni, non mi restava molto da giocare, e l’Inter mi parve l’ultima grande possibilità della mia carriera. Non volevo avere rimpianti. Moratti mi voleva da tre anni, fosse stato per lui mi avrebbe preso dopo la Juventus. Andando all’Inter avrei giocato la Champions League, lottato per lo scudetto. Per questo, soprattutto per questo, ho scelto l’Inter”.

Questa volta, a Milano, Baggio non ebbe il successo di quando arrivò dalla Juve al Milan. Quella volta, nel 1995, subito i rossoneri milanisti furono subito Campioni d’Itala.

Baggio aveva conquistato anche l’anno precedente il titolo di Campioni d’Italia per la Juve, con Lippi. Due successi consecutivi in squadre diverse che raramente avviene.

Purtroppo le cose non si misero bene all’Inter in quel campionato. L’allenatore Simoni secondo Baggio era in gamba ed il gruppo era con lui ma aveva avuto sfortuna ed i successivi Lucescu, Castellini e Hodgson non potevano fare molto perché la squadra era allo sbando. Moratti andò vicino a mollare tutto.

Fin dall’ottobre si sentiva parlare dell’arrivo di Lippi e le cose si misero subito male fra allenatore e giocatore quando, dice Baggio, “Lippi  mi chiese se lo aiutavo a scoprire i giocatori che avevano remato contro l’Inter quell’anno, e chi osteggiava, più o meno palesamente, il suo lavoro. In pratica mi chiedeva di fare la “spia” . Mister, io l’aiuterò in tutti modi, ma non mi chieda di fare nomi”. 

Il Lippi che aveva avuto a Torino quattro anni prima era molto diverso dall’attuale. Roberto aveva dalla sua parte il pubblico e la stampa e lui, l’allenatore, invece no. A 33 anni Roberto Baggio si vide costretto a riserva delle riserve. Ma ogni provocazione dell’allenatore aveva l’unico risultato di fortificarlo maggiormente.  Dice ora Baggio  “Più lui si inalberava, più colpiva basso, più io stringevo i denti e volavo alto. Voleva distruggermi, non c’è riuscito. Hanno riconosciuto il mio valore e di conseguenza è arrivata la chiamata per il campionato mondiale”

LA MALEDIZIONE DEI CALCI DI RIGORE

Nel 1998 Baggio, al campionato del mondo in Francia, era il secondo dopo Del Piero. Roberto era stato il secondo di Vialli otto anni prima in America. Il fantasista, il genio, l’estroso non viene facilmente giudicato affidabile perché non sai mai cosa farà.

Racconta Baggio: “Ora eravamo in Francia, tra me e Del Piero in quel campionato del mondo non c’è mai stato l’antagonismo che in genere si pensa. Mi sembrava di rivedere me stesso con meno anni. Per me lui era una sorta di fratello minore, mi trovavo bene con lui più ancora di quando giocavamo insieme  nella Juve. Consigliavo Alex, gli facevo scudo. Aveva troppe pressioni addosso quel ragazzo, l’ambiente non lo aiutava a sufficienza. Le sue difficoltà erano le mie. Altro che rivalità.  Io, alla mia età, andando in Francia, avevo già vinto. Contro l’opinione di qualcuno e lo scetticismo dei più, ce l’avevo fatta.”

Purtroppo quello che capitò a Pasadena in America a Roberto Baggio, non realizzare il calcio di rigore, è capitato ad Albertini e Di Biagio.

Fallire i rigori in finale è diventata una maledizione per l’Italia !

IN TRE MONDIALI SUCCESSIVI GIOCATI DA ROBERTO BAGGIO L’ITALIA HA PERSO UNA SOLA PARTITA E NON HA MAI CONQUISTATO IL TITOLO.   UNA COSA INCREDIBILE !!!!!

  CON MAZZONE RITORNA IL PIACERE DI GIOCARE AL CALCIO

         Dopo l’Inter arriva il momento della città di provincia, Brescia, con l’amico Mazzone.

         Dice Baggio dell’allenatore Mazzone : ”Il mio unico rammarico, tutte le volte che lo vedo, e gli parlo, è di non averlo incontrato prima. Molto prima.”

            La dote più importante di un allenatore non è la bravura tecnica ma la ricchezza umana. Senza questa perfino gli schemi perfetti, se mai ne esistono, diventano inevitabilmente pieni di limiti. “Mazzone era l’allenatore che avevo sognato: schietto, sincero, lontano da ogni ipocrisia, da ogni invidia, totalmente insensibile al fascino del potere autoritario, alle adulazioni interessate. Se il calcio fosse popolato da tanti Mazzone, sarebbe ancora quello che appariva ai miei occhi di bambino, il gioco più bello del mondo.  I talenti non avrebbero timore di manifestarsi, i giovani non avrebbero fretta nel maturare, i professionisti onesti saprebbero che c’è qualcuno su cui fare conto”.

            Dice ancora Baggio nel suo libro : “Mazzone mi ha fatto riscoprire il piacere di giocare, a volte con lui mi sembrava di essere ritornato ragazzo. Anche durante gli allenamenti mi è tornato il gusto di divertirmi, di provare i dribbling, di cercare lo spettacolo.”

            In quel clima di serenità Baggio diventa il leader assoluto, uomo squadra. Che batte le punizioni, i calci d’angolo, imposta, rifinisce, tampona, va in difesa a fare barriera, regola la disposizione in campo. Non si era mai vista una cosa del genere nella sua lunga carriera. E Maldini che dice infine a Baggio : se continui così ti meriti il prossimo mondiale in Giappone.

La partecipazione al quarto mondiale non arrivò per Roberto Baggio ma da come si misero le cose nella terra dei terremoti forse l’estro, la fantasia, un capolavoro alla Baggio avrebbe fatto comodo.

            IL PIU’ GRANDE SOGNO, DA SEMPRE, DI ROBERTO BAGGIO

            Il grande sogno di Roberto quando faceva impazzire i bresciani che ogni anno si salvavano e rimanevano  in serie “A” non era però la partecipazione al Mondiale in Giappone ma aiutare i bambini.

            “Vorrei, anzi no, voglio aiutare i bambini, gli indifesi. Restituire la gioia agli occhi degli innocenti, che nulla chiedono se non il rispetto della loro dignità umana. Pensa soltanto agli occhi dei bambini. Ecco, io vorrei aiutare quegli occhi a essere luminosi. Sì, questo è il mio sogno più grande”.

Roberto Baggio è stato nominato da oltre dieci anni

“AMBASCIATORE DELLA FAO IN FAVORE DEI BAMBINI”

dalla commissione dei

“Premi Nobel della Pace nel Mondo”

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