CASA CULTURALE DI SAN MINIATO BASSO
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SETTEMBRE 2013
Federico CHOPIN
LA VITA DEL GRANDE MUSICISTA POLACCO TRATTA DAL LIBRO DI BERNARD GAVOTY
SECONDA PARTE
VIA DA VARSAVIA E SI VA VERSO PARIGI
Prima della partenza i compagni di scuola offrono una cena d’addio: si beve, si canta, si suona il pianoforte. Federico riceve una coppa d’argento contenente un pugno di terra polacca: sarà il suo viatico . – “Và, rendi celebre il nome della Polonia. Noi qui cercheremo di arrangiare le cose ….” –
Prima tappa a Vienna. Mentre è ancora in viaggio a Varsavia scoppia l’insurrezione. La notizia giunge subito a Chopin che sul momento non mostra alcuna reazione ma ad un amico dirà per lettera: “Nei salotti sembro calmo, ma una volta tornato a casa imperverso sul pianoforte …..” In questa antitesi vi è tutto Chopin: da un lato il dandy, ricciuto, incipriato, elegante e sereno; dall’altro, un uomo segreto che apre il suo animo solo davanti alla tastiera del pianoforte e soffre per le sorti della sua patria.
A Vienna questa volta non ha guadagnato un centesimo, anzi ha speso una buona quantità di denaro e trova difficoltà ad ottenere il passaporto per Parigi. Chiederà un visto per l’Inghilterra e da lì poi passerà in Francia.
Nel luglio 1831 lascia Vienna per Salisburgo e poi a Monaco dove darà un concerto. Quindi passa a Stoccarda dove gli giungono le brutte notizie sull’esito della insurrezione polacca contro la Russia. Varsavia l’8 settembre capitola: deportazioni e confische di beni vengono esercitate con il massimo rigore.
Questo terremoto crea una frattura nell’animo di Chopin. Il velo ingannatore, dietro il quale si estendeva la sua giovinezza, è stato strappato in un solo istante. Tra lo Chopin di Polonia e lo Chopin di Parigi si estenderà l’abisso dello sradicamento. Vi sarà soprattutto il dramma di Stoccarda, della rivoluzione. Non ne guarirà mai.
PRIMI CONTATTI A PARAGI CON VARI ARTISTI
La prima impressione di Chopin sulla nuova città è favorevole: “Ho trovato in questa città i primi musicisti e il primo teatro dell’opera del mondo. Conosco Rossini, Cherubini, Paer. Sono molto contento di essere stato presentato a Kalkbrenner , il primo pianista d’Europa; è la sola persona alla quale io sia indegno di lustrare le scarpe”.
Kalkbrenner riceve Chopin gonfiando il petto e facendo la ruota. Preso alla sprovvista, Chopin gli suona il suo Concerto in mi minore, il maestro dichiara che il giovane ha il tocco di Field e suona come Cramer …….
Chopin dirà su questo incontro : “Dopo averi studiato attentamente, mi ha consigliato di prendere lezioni da lui per tre anni, affermando che farà di me qualcuno di molto, molto …..”.
Quel che oggi ci sembra molto, molto ….. comico, è il virtuoso di talento che valuta dall’alto della sua altezza il genio che lo supera per ben altra statura !!
La madre di Chopin ricorda al figlio per lettera l’opinione di Madame Szymanowska, illustre pianista polacca, ha di Kalkbrenner : “E’ un furfante!” . La madre infine scongiura il figlio di non rincantucciarsi nell’ambizione del virtuoso: a Parigi egli deve lavorare alla composizione di opere. Qui sta la gloria da conquistare.
Ma Chopin non si sente portato a comporre opere né sinfonie. Sente che per lui si apre la carriera di pianista e forse un giorno egli ne occuperà uno dei primi posti. Che lo si lasci dunque alle sue “fantasticherie” – così egli definisce i suoi lavori – e ai suoi scherzi sulla tastiera.
PRIMO CONCERTO IL 25 DICEMBRE 1831: GRAN SUCCESSO
La sala Pleyel – trecento posti – è stata riempita invitando le maggiori personalità francesi. Tra gli ascoltatori anche List e Mendelssohn che lo applaudiranno generosamente.
Sulla “Revue musicale” il direttore Fétis loda il modo del tutto nuovo di esprimersi sullo strumento impiegando abbondantemente idee tanto originali. Apprezza la grande facilità di esecuzione piena di fascino e inoltre tanto pulita.
E’ importante notare che il gusto spiccato che Chopin ha e avrà sempre per l’opera lo porta a sognare di far cantare il pianoforte; si tratta di una grande innovazione in un periodo in cui i virtuosi inseguono la secchezza del suono e una precisione da automa.
Per vivere deve adattarsi a dare lezione a molti allievi e finché la sua reputazione di professore non si sarà consolidata Chopin vivrà con molte difficoltà.
Le sue composizioni gli procurano solo compensi minimi. Dà pochi concerti e spesso per beneficenza.
Solo per la durata di un mese ha preso lezioni da Kalkbrenner : la fiammata di entusiasmo per il grande virtuoso si è spenta subito ma i loro rapporti rimarranno molto cordiali. Spontaneamente Mendelssohn aveva detto a Chopin: “Non imparerete nulla da lui: d’altra parte suonate meglio di lui ……”
UN INCONTRO FORTUNATO DELL’INSEGNANTE CHOPIN
Nel maggio del 1832, passeggiando nel boulevard, Chopin incontra Walenty Radziwill che lo invita ad un ricevimento dato da James de Rothschild dove è presente l’élite dell’alta società di Parigi. Il giovane si siede al pianoforte e, senza esservi preparato, ottiene un successo molto più vivo di quanto ottenuto ai concerti nei quali fino a questo momento aveva suonato.
Dalla sera alla mattina il nome di Chopin vola di bocca in bocca: se ne apprezza la distinzione e il talento e naturalmente aumentano le richieste di lezioni di pianoforte.
Dirà alla sorella: “Eccomi lanciato! Sono introdotto nel gran mondo tra ambasciatori, principi, ministri : non so per quale miracolo ciò sia avvenuto, perché non ho fatto nulla per premere in questo senso. Mi dicono però che per me è indispensabile appartenere a questo giro perché di qui - così si dice – discende il buon gusto. Se vieni ricevuto all’ambasciata d’Inghilterra o a quella dell’Austria, sei certamente e immediatamente considerato un uomo di grande talento.”
Chopin sta bene ed è in forze. Si volge a guardare tutte le donne e fa ingelosire i mariti. E’ un uomo alla moda, molti portano i guanti alla Chopin. Solo la nostalgia del suo paese lo consuma.
Questo autodidatta, questo creatore, quest’uomo fragile che vorrebbe concentrare tutte le sue forze nel creare, questo splendido pianista che disgraziatamente aborre montare in cattedra e ha timore di mostrarvisi troppo spesso, si troverà costretto dal gioco delle circostanze a condurre un’esistenza da professore. Per tutti i diciassette anni di vita, per sei mesi all’anno – dalla fine di ottobre alla fine di aprile – Chopin impartirà tra le quattro e le cinque lezioni al giorno. La durata della lezione viene inizialmente fissata in tre quarti d’ora, ma se l’allievo è meritevole Chopin si attarda e concede anche due o tre ore.
LIST , IL BAMBINO PRODIGIO
List ha solo un anno meno di Chopin. Lo ha preceduto a Parigi otto anni prima entrando in scena come bambino prodigio. Il padre, semplice intendente di un principe, ma ottimo conoscitore dilettante di musica, ha portato il fanciullo a Vienna ove Czerny e Salieri lo hanno provvisto di una seria formazione.
Intorno al piccolo fenomeno si sviluppa un entusiasmo simile solo a quello che accoglierà Paganini. Medesimo successo a Londra e nella provincia francese.
List è fondamentalmente un virtuoso, nato per brillare, e anche per soggiogare. Il palcoscenico è il suo regno e vi si muove a suo agio.
Chopin, animo poetico, dirà di se all’amico List : “Non sono affatto preparato a dare concerti anche a causa della timidezza che il pubblico mi incute. Mi sento come asfissiato da quei respiri accelerati, paralizzato da quegli sguardi curiosi, muto di fronte a quei volti estranei. Tu, invece, vi sei destinato perché anche quando non conquisti il pubblico, hai sempre i mezzi per tramortirlo”.
Nessun senso di rivalità professionale li oppone l’uno all’altro: si ammirano reciprocamente senza finzioni. Un giorno, sentendo List che suona gli Studi del suo primo libro osserva: “Ecco che i miei pensieri escono dal sentiero dell’onestà: che cosa non darei per suonare in questo modo i miei stessi pezzi !”
SULLA CRESTA DELL’ONDA
Chopin attraversa un periodo di grande attività come interprete. Si esibisce frequentemente in pubblico senza mostrare troppa preoccupazione.
Anche se le entrate ricavate da queste esibizioni sono abbastanza insignificanti e dovrà tirare avanti con l’insegnamento, dall’altra il prestigio generale di cui gode Chopin è il più favorevole possibile. La rivista “Revue musicale” si esprime con queste parole: “Chopin si allontana volutamente dai sentieri battuti. Il suo tocco e la sua composizione hanno acquisito una tale reputazione, che per molti egli rappresenta un fenomeno meraviglioso ed inesplicabile”.
Tra le tante feste, cene, serate, che avrebbero inebriato molti altri, Chopin rimane lucido: la sua origine da un paese dell’est europeo oppresso non scompare in lui.
Due anime contraddittorie abitano sempre più questo fragile corpo; la fiamma dello spirito arde nella notte del carattere, il genio illumina con lampi una esistenza alquanto oscura nonostante brillanti situazioni. Nel suo intimo egli rimane il bambino cresciuto tra le donne (madre e sorelle), covato da queste fino ad abdicare tra le loro mani all’istinto virile che fa dell’uomo “un uomo” e di un ragazzo sognatore un adulto compiuto.
La delusione di Stoccarda con la bella Costanza non avvicinata sarà una ferita mai rimarginata; non ne guarirà mai. Inoltre egli reca al fianco una sorte di piaga mantenuta aperta dalla lontananza, l’immagine di una città sotto il tallone dell’oppressore, il ricordo di una razza che ha dovuto sottomettersi.
Tutto ciò vive in lui e ispira direttamente la sua musica.
UN AMORE MISTERIOSO
Delphine Potocka è nata contessa Komar.
All’età di diciotto anni sposa il conte Miecislas Potoki, appartenente ad una nobile famiglia polacca in buoni rapporti con l’oppressore russo. Bello, gaio e libertino, Miecislas tirannizza la moglie la quale, non potendone più, ritorna dai genitori che però l’accolgono di mala grazia.
Delusa, Delphine viaggia per tutta l’Europa e nel 1831si stabilisce a Parigi.
Un ammiratore la descrive con queste parole lusinghiere: “Un portamento da regina, capelli biondi che ricadono inanellandosi su un seno da dea greca. Il volto, visto di tre quarti, possiede tratti di una delicata purezza, con punte di severità: la bocca è piena di grazia, di dolcezza e di sensibilità, ma la fronte possiede la fredda maestà di una statua classica, gli occhi hanno uno sguardo acuto; ma in compenso la bocca sembra promettere perdono e ricompensa all’audace adoratore ….”
Buona musicista, esperta pianista e piacevole cantante, nel 1832 diviene allieva di Chopin.
Non sappiamo fino a che punto Chopin e Delphine si siano spinti nella loro relazione basata su reciproca stima e ammirazione. Ma Chopin forse anche in questo caso è rimasto simile a se stesso, poco incline ai piaceri della carne, appassionato solo nell’animo, in preda a una timidezza congenita – alquanto sospetta però nei confronti di tante donne che gli svolazzavano attorno – e che ha colto fin dall’età di diciannove anni l’abisso che separava il mondo reale, così deludente per quello che offre, dal mondo dell’immaginazione ove egli si dischiude libero da ostacoli.
MARIA WODZINSKA
Chopin viene a sapere da un amico che la contessa Wodzinska con le figlie trascorreranno l’estate a Marienbad e quindi, attratto dalla bella Maria, decide di recarsi anche lui in quel luogo di villeggiatura.
Dopo un viaggio molto faticoso attraverso Strasburgo, Norimberga, Bayreuth e Cheb giunge a Marienbad ed alloggia nel medesimo albergo della contessa.
I due giovani sono sempre l’uno accanto all’altra. Trascorrono tutte le serate insieme, in salotto ove lui suona, o in giardino ove si possono scorgere mentre passeggiano nella calma notturna.
Chopin fin dai primi giorni si mostra allegro, gaio, instancabile in arguzie , pieno di humour ma il clima secco e caldo di giorno e con notti molto fredde non è favorevole al futuro tubercolotico.
La sera dell’antivigilia della partenza Chopin chiede a Maria se vuol diventare sua moglie e sollecita il consenso della contessa Wodzinska che si riserva di parlarne col marito.
Chopin torna a Parigi con il cuore pieno di speranza.
La contessa dopo qualche giorno invia una lettera ambigua a Federico dove non dice nulla di definitivo, anzi invia un paio di pantofole ricamate appositamente per lui e che d’inverno gli terranno caldo. Federico, in mancanza di meglio le accetta, anche se ben altra cosa attende.
E’ finita. Il povero amore appassisce prima ancora di essere sbocciato. In fondo che cosa è accaduto ? Una mediocre ragazzetta si è vagamente infatuata di un amico dei fratelli. Buona musicista, essa ammira il suo talento e forse, per prendere la decisione definitiva aspetta solo che Federico le manifesti un sentimento preciso. Ma crederlo capace di prendere una decisione su questo terreno, significa proprio non conoscerlo. Chopin non prende: è un uomo da prendere perché ritiene sempre, e a torto, che basti un’allusione, che l’abbozzo di un progetto sostituisca una dichiarazione. In tal modo egli misconosce completamente l’animo incerto e realista delle donne. Insomma, egli si comporta con Maria come un tempo aveva fatto con Costanza: aspetta, spera confusamente e senza molto ardore; ovviamente non accade nulla.
GEORGE SAND
Anche quando non si amano veramente le donne, non necessariamente si riesce a sfuggire alla loro intraprendenza.
Di statura molto bassa, il volto è notevole, circondato da capelli neri; il mento è appesantito, la bocca carnosa e i grandi occhi meditabondi, lo sguardo fisso. Bella ? No, ed è lei stessa a dirlo.
George Sand stava vivendo in un profondo isolamento dove condanna al tempo stesso matrimonio ed amore perché tanto dall’uno che dall’altro, ha ricevuto solo delusioni. Il maschio adatto a lei era raro, ecco tutto …..
Poco attratta dall’idea del matrimonio – perché questa ragazza dagli spazi aperti, questa fata rustica, questa baccante non può immaginare che un uomo possa divenire suo padrone – essa sposa senza conoscerlo, come vuole l’usanza del tempo, Casimir Dudevant.
Dapprima, pur temendolo, lo ama. Certamente i primi rapporti fisici dovettero essere deludenti e offensivi se così dice al fratello che manda in sposa la propria figlia : “Impedisci a tuo genero di brutalizzare tua figlia la prima notte di nozze perché in donne sensibili, molti mali originano proprio da questa causa. Gli uomini non sanno abbastanza quanto questo piacere sia per noi martirio. Digli dunque di controllare un poco il suo piacere e di attendere che sua moglie, sotto la sua guida, giunga a poco a poco a comprenderlo e a rispondervi. Non vi è nulla di più orribile dello spavento, della sofferenza e del disgusto di una povera fanciulla che non sa nulla e che si vede violentata da un bruto. Le alleviamo come sante, poi le vendiamo come puledre ….”
Prima della separazione, tra lei e Casimir vi sarà un periodo di incomunicabilità. Nel 1836 essa si separa legalmente dal marito a causa delle “sue crudeltà, della sua vita dissoluta, del suo insopportabile libertinaggio”.
Nel rincorrere l’uomo dei suoi sogni, essa si consumerà inutilmente .
Chi sarà il buono,il vero,l’unico che saprà comprenderla, vezzeggiarla,farla vibrare ?
Nei confronti di Chopin prova più compassione che sincera amicizia e non risparmia le battute cattive: “Chopin ? Un’ostrica spolverizzata di zucchero” o anche : “In lui, di permanente vi è solo la tosse”. Ancora : “Ma questo signor Chopin è una ragazza ?”
Anche Chopin nei confronti della Sand rende la pariglia dicendo ad un amico : “Come è antipatica questa Sand”. E ancora : “E’ una donna ? Comincio a dubitarne ….”
UNA UNIONE MOLTO PARTICOLARE
George Sand dice di se stessa: “Devo scegliere: amare teneramente o morire” e ha scelto di vivere !
“Come non si è quotidianamente sublimi, così non si è ogni giorno felici. Non ci vedremo tutti i giorni, non tutti i giorni possiederemo il fuoco sacro, ma vi saranno splendidi giorni e sane fiamme”.
“Sono così abituata ad amare esclusivamente chi mi ama bene, così difficile ad infiammarmi, così abituata a vivere con uomini senza sognare di essere donna che sono veramente rimasta confusa e alquanto costernata dell’effetto che su di me ha prodotto questo piccolo essere”.
Di fronte a George Sand, messo con le spalle al muro, Chopin esita, tergiversa, invoca i suoi “principi”, il suo terrore del “che cosa dirà la gente”, che altro ?
L’ingresso nella sua vita di una donna, quale che essa sia, di un essere familiare, inquisitore e vigile, di qualcuno che vorrà mettere ordine fra i suoi lavori e nel suo appartamento, modificare, verificare, migliorare: che flagello ! Il gioco vale la candela ?
Questa amazzone non romperà seccamente il tenue filo dell’ispirazione e il gusto dell’immaginazione ?
Comunque , Chopin chiede un periodo di tempo per riflettere. George Sand lo concede, ma in quel lasso di tempo prepara imboscate nelle quali, volente o nolente, dovrà cadere il giovane polacco, “questo angelo bello come una grande donna triste ….” La Sand si rende conto di tutto: perfino dell’essenza femminile dell’uomo che desidera.
Tra una donna frigida e Chopin, casto per tiepidezza sessuale, possiamo immaginare che bei duetti d’amore !
PALMA DI MAIORCA
Nel 1838 Chopin, la Sand ed i due figli di lei si mettono in viaggio verso Palma.
Dopo tre settimane trascorse in questo paradiso equestre, inizia la stagione delle piogge. E sono due mesi di diluvio. Non vi sono camini nella stanza dove lavora Chopin ma solo braceri che sviluppano un fumo asfissiante. Federico tossisce molto a Sand inizia a preoccuparsi seriamente della situazione.
Dice Chopin in una lettera ad un amico: “In queste ultime settimane sono stato male come un cane. Tre medici mi hanno visitato. Uno ha addirittura annusato i miei sputi. Il primo ha detto che presto sarei morto, il secondo che stavo per morire e il terzo che ero praticamente già moro. Con grande fatica sono riuscito a sfuggire ai salassi, ai vescicatori ed agli impiastri. Tuttavia la malattia ha bloccato la stesura dei Preludi che stavo completando”:
A proposito della musica stupenda dei Preludi è interessante riportare un brano scritto dalla Sand su quei giorni d’inferno per l’artista: “Si sforzava di ridere e ci suonava cosa sublimi che aveva appena composto o, per meglio dire, idee terribili e laceranti che, come a sua insaputa, si erano impadronite di lui in un’ora di solitudine, di tristezza o di spavento. E’ in quei momenti ch’egli ha composto le più belle tra quelle brevi pagine che modestamente intitolava Preludi. Sono capolavori. Molti di essi propongono al pensiero visioni di monaci morti in questo monastero dove ora abitiamo e l’ascolto dei canti funebri che l’ossessionavano. Altri sono malinconici e soavi: li creava nelle ore di sole e di buona salute, al rumore delle risa dei bambini sotto la finestra, al suono lontano delle chitarre, al canto degli uccelli sotto le umide foglie, alla vista delle pallide roselline sbocciate sulla neve. Altri ancora sono di una cupa tristezza e, pur affascinanti all’ascolto, feriscono il cuore.”
George Sand tratta Federico con l’amorevolezza che si può avere per un bambino.
Di lei dice Chopin ad un amico: “Se la conoscessi come io la conosco ora, l’ameresti ancora di più”.
La Sand a sua volta dice del suo “piccolo” : “Questo Chopin è un angelo; la sua bontà, la sua tenerezza e la sua pazienza talvolta mi preoccupano: penso che egli sia di una organizzazione troppo fine, troppo squisita e troppo perfetta per vivere a lungo della nostra grezza e pesante vita terrena. Malato all’estremo, egli ha suonato per me, a Maiorca, una musica che profumava di paradiso, ma sono così abituata a vederlo nel cielo che la sua vita o la sua morte non mi pare contino qualcosa per lui. Neppure lui sa bene in quale pianeta esiste, non si rende affatto conto della vita come la concepiamo e come la sentiamo noi …..”
Dopo trentasei ore di rollio malamente sopportato, Chopin, George Sand ed i due figli, giungono a Marsiglia. “Un altro mese” scrive George Sand “e saremmo morti in Spagna: lui di malinconia e disgusto, io di collera e indignazione”.
LA PACE NELLA BELLA CASA DI NOHANT
Situata al centro di Berri, Nohant non è un castello, ma una bella casa borghese circondata di prati, di fiori e di alberi, possiede il fascino delle dimore in cui si sono succedute diverse famiglie.
In questa casa la Sand sapeva bene che il suo Chopin avrebbe trovato il posto ideale per realizzare il suo sogno di compositore. Vivere a Nohant costava loro il doppio che nella vecchia abitazione in Parigi ma dal calamaio di questa donna attiva che scrive romanzi uno dopo l’altro cola un fiume di inchiostro e di denaro per una tranquilla esistenza di ambedue.
Sulla loro vita a Nohant così dice la Sand in una sua lettera: “La vita di Nohant gli si confà …. Credo tuttavia che avrebbe bisogno di minor calma, solitudine e regolarità di quanta gliene offriamo noi …. Sta sempre “così così”…. Le sue condizioni sono ora migliori, ora meno buone, mai decisamente cattive, né precisamente buone. Credo che il povero bambino sia destinato a un eterno piccolo languore …”
George Sand parla con un fervore sincero del suo Federico e circonda il genio dell’amante di un vero e proprio culto. Dice in una sua lettera ad una amica: “Verrà il giorno in cui si orchestrerà la sua musica senza cambiar nulla alla partitura per pianoforte, e in cui tutti sapranno che questo genio, così vasto, così completo, così sapiente come quello dei massimi maestri che egli ha assimilato, ha mantenuto un’individualità ancor più squisita di quella di Johann Sebastian Bach, ancor più potente di quella di Beethoven, ancor più drammatica di quella di Weber ….”